Luca Bianchini o l’arte di arrampicarsi sugli specchi (su Cherubini e Beethoven)

di Michele Girardi

La puntata di oggi sarebbe esilarante, se non mettesse a fuoco lo squallore di un falsario di professione, che oramai viene smascherato anche nella sua stessa bacheca. Il bello è che insiste nel sostenere una tesi palesemente infondata (non ha nemmeno controllato le sue miserabili affermazioni sul web, non dico sui libri) con la protervia tipica di un ignorante presuntuoso. L’interlocutore, benemerito e realmente colto, lo incalza e lo mette in imbarazzo. Prima che questo passaggio sparisca da fb lo riporto integralmente, visto che mette a nudo un insicuro, incapace della benché minima dialettica:

Appendice di Carlo Vitali:

La riscoperta dell’ombrello-Cherubini da parte dei revisionisti sondriesi e dei loro cavernicoli seguaci mi pare l’ennesimo autogol. Vadano a rileggersi quanto scriveva nel 1948 Giulio Confalonieri, Prigionia di un artista: il romanzo di Luigi Cherubini, vol II, a p. 51: «Il suo [di Cherubini] amore per Mozart è una venerazione religiosa coltivata nel più profondo dell’animo e spesse volte noi abbiamo osservato come, nei suoi momenti di depressione più nera, nelle sue crisi di mutismo e di disordine nervoso, un lieve ricordo del suo Mozart bastava a placare e a distrarre il Maestro.»

Nevrotico magari sì, ma non scemo di giudizio musicale come i nostri imbianchini valtellinesi, che purtroppo non soffrono crisi di mutismo.

Più ampi dettagli circa la massiccia importazione a Parigi delle sinfonie di Haydn e di Mozart, considerate a ragione da Cherubini quali modelli di “stile classico” da proporre agli studenti del Conservatoire, i due maldestri improvvisatori potranno trovare nell’ampia biografia di Giovanni Carli Ballola: Luigi Cherubini. L’uomo. La musica, Milano, Bompiani, 2015.

E chi fu ad organizzare in tempi non sospetti (1805) la prima esecuzione francese di un certo Requiem in re minore? Se gli asini volassero ai signori B&T si potrebbe dar da mangiare con la fionda.