Per li Coglioni (cit. A. Vivaldi) ovvero il basso continuo in Italia senza clavicembalo, tiorba e organo nel Settecento secondo Luca Bianchini

di Carlo Vitali

Luca Bianchini (estratto dal sito italianopera.org – LINK):

Se in buona parte della musica strumentale di Vivaldi la realizzazione del basso continuo è sconsigliata, per le altre composizioni è possibile aggiungerla, se è richiesta, ma in genere è meglio levarla, come ad esempio nelle 12 Sonate a tre dell’opera prima con “due violini, violone o cembalo”. Dalle mie osservazioni risulta che in Italia la musica profana da camera nel XVII e XVIII secolo non dovrebbe essere accompagnata da uno strumento armonico, perché si preferiva lo strumento ad arco a quello a tastiera. In ogni caso la parte bassa non era realizzata insieme dai due strumenti (violoncello e cembalo). Ciò distingue la musica italiana da quella degli altri paesi europei e gli esempi per la prima non valgono per l’altra.

Magari gioverà ricordare che nel finale del Concerto per Pisendel (RV 340) Vivaldi aggiunse sotto la cifratura del basso continuo l’annotazione di suo pugno “Per li Coglioni”. Volendo significare che, a differenza del suo eccellente allievo Georg Pisendel, qualche cembalista non tanto esperto poteva forse necessitare di tale sussidio. Col che si prova che gli Harmonici Coglioni non sono un’esclusiva dei giorni nostri e neppure della musicobugia di rito sondriese.

Ecco due spiegazioni ragionevoli: una in allegato (da “The Vivaldi Compendium”), parere di Kolneder avallato da Talbot; l’altra da un pregevole articolo di Pietro Avanzi. I clavicembalisti coglioni potevano esserci a Dresda come a Venezia, no? Ma c’erano.

Pietro Avanzi:

Dallo studio dei documenti emerge una caratteristica tipica della prassi italiana: la quasi totale assenza di una numerica chiara e determinante per chi avesse voluto accompagnare ex abrupto senza una adeguata preparazione. Voglio segnalare al riguardo una significativa battuta, nel senso che esprime molto bene lo spirito e la natura anarchica o individuale degli italiani, sempre ricchi comunque di fantasia, d’immaginazione e di praticità. Questa battuta spiritosa, che faccio mia, proviene da un concerto di Vivaldi. Si legge infatti a piè pagina,nell’ultimo tempo del concerto per violino R.V. 340 F.I. n.141 del grande veneziano, che lui, Vivaldi, le cifre le mette “per li coglioni”. È probabile che il musicista non condividesse l’opinione favorevole alla presenza dei numeri in generale o per i meno esperti, dal momento che suggerisce la seguente formula: 7-6 su un basso che scende di grado, uno stilema decisamente fra i più comuni efacili di tutta la casistica concernente le regole per accompagnare senza difficoltà i moti del basso.

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