Messrs Bianchini & Trombetta Rewrite The History of Classical Music

by L’Accademia della Bufala

Reviewed book: La caduta degli dei (The Fall of The Gods), Voll. I-II / Luca Bianchini & Anna Trombetta, Tricase: Youcanprint Self-Publishing, 2016-2017, 945 pp.

To assume, as this book does, that Mozart signed as his own several works he had bought or stolen would require that he: 1) faked his activities as reported in his correspondence and in contemporary testimonies; 2) faked his own catalogue of works; 3) planted fake drafts among his papers to have them found after his death and lead future researchers astray. We quickly land on a scenario far less credible than any improbabilities it purportedly explains.

Messrs Bianchini and Trombetta lay themselves open to the same criticism they level at their predecessors, i.e. that they have largely tampered with primary and secondary sources. The problem lays in their remarkably unscholarly and contradictory use of them, as much in their libellous smearing of anybody, whether living or dead, who stands in the way of their wild speculations. Matter of fact, it is Bianchini’s and Trombetta’s methodology that is bankrupt. Mozart’s life was substantial enough, his career bare open in front of public opinion throughout, to defeat any historiography that cannot locate his compositional activity or its development.

Of course, Mozart had admirers and detractors during his lifetime, but the statement that he was an incompetent, overrated composer, a middling pianist abandoned by the Viennese musical public, is simply ludicrous. To put it after Cliff Eisen: “don’t forget, he was the second most-commissioned opera composer during that decade, and he obtained postings both at the court and at St. Stephen’s cathedral”. Was his stellar reputation a late fabrication by the Nazi film industry in the 1940s? To maintain such a lunatic point, Messrs Bianchini & Trombetta need deny the credibility of a long row of obituaries appeared in the international press just after Mozart’s demise. Thus they devote entire (unsavoury) chapters to the ad-hoc theory that any journalist is just a corrupt sycophant. Does this apply to those journalists who are venting their claims on the Italian daily press?

Towards the end of Vol. 2, we come to the darkest and most astonishing mystery novel on Mozart’s death. The foul plot leading to his alleged assassination was organised, Bianchini & Trombetta maintain, by the Freemasons from a secret Illuminati lodge in order to punish his sexual misdemeanour, then covered up by Baron van Swieten, who was anxious to secure imperial favour by promoting music by ‘Aryan’ composers at the expense of sundry ethnic groups. Like Haydn, Mozart happened to be a convenient receiver of high-quality music composed by a number of Italians, Czechs, Spaniards, Frenchmen, Mulattos, etc. If the Illuminati aimed at suppressing evidence of the plot, why didn’t they slay Haydn, too? After all, also Haydn was a Freemason and a notorious womanizer. Despite some minor variations (Fascist-style clubbing instead of poison, Illuminati instead of Jesuits), this is neither original nor better supported stuff than much previous fiction in the same vein. Moreover, Bianchini & Trombetta’s heavy reliance on the scribbler Francis Carr, one who endeavoured to ‘prove’ that both Don Quixote AND Shakespeare’s plays were authored by Francis Bacon (!), shows their blind faith in the main tenets of amateurish pseudo-science: “anything that is printed is a fact” and “anything that has footnotes is scholarly”. So does their book’s dedication to the late Giorgio Taboga, a grassroots historian of music who admittedly couldn’t read music and nevertheless preached that the whole Wiener Klassik was a complete fabrication for the glory of the Habsburg dynasty.

Last and foremost, Bianchini & Trombetta’s sheer blindness to historic evidence is rivalled only by their deafness as to matters musical. Besides the upstart ‘revelation’ that a quarter tone is an interval virtually inappreciable by the human ear (whose ear? probably Bianchini & Trombetta’s), their scanty attempts at musical analysis don’t stretch beyond the limits of elementary harmony primers (parallel fifths, octaves). In their excavation of the ‘real Mozart’, they simply do not hear or describe his music other than in such derogatory terms as ‘plagiarism’ and ‘incompetence’. Add to that several egregious blunders in decoding German, English and even early-Italian expressions, as well as in general history and geography (e.g., they locate Dresden in ‘Southern Germany’). They boast they are rewriting history. Fine. But before they come to that, they should study some.

I signori Bianchini e Trombetta riscrivono la storia della musica classica

de L’Accademia della Bufala

Recensione al libro: La caduta degli dei, Voll. I-II / Luca Bianchini e Anna Trombetta, Tricase, Youcanprint Self-Publishing, 2016-2017, 945 pp.

Per supporre, come fa questo libro, che Mozart abbia firmato come sue parecchie composizioni che aveva comprato o rubato, egli avrebbe dovuto: 1) falsificare i racconti della sua attività così come risultano dal suo carteggio e nelle testimonianze dei contemporanei; 2) falsificare il catalogo autografo delle sue opere; 3) seminare fra le sue carte dei falsi abbozzi allo scopo di farli ritrovare dopo la sua morte e fuorviare i ricercatori futuri. Ci ritroviamo di punto in bianco in uno scenario assai meno credibile di tutte le inverosimiglianze che presume di spiegare.

I signori Bianchini e Trombetta prestano il fianco alle stesse critiche che lanciano contro i loro predecessori, tipo quella di aver ampiamente manomesso fonti primarie e secondarie. Il problema sta nell’uso altamente antiscientifico e contraddittorio che fanno di tali fonti e nella loro diffamazione nei confronti di chiunque, vivo o morto, possa contrastare con le loro scriteriate ipotesi. Di fatto, è la loro metodologia ad essere fallimentare. La vita di Mozart è stata sufficientemente significativa e la sua carriera abbastanza esposta all’opinione pubblica in ogni sua fase; quanto basta a far giustizia di qualunque storiografia che non riesca a mettere a fuoco la sua attività compositiva e il suo sviluppo.

Naturalmente, Mozart ebbe in vita ammiratori e detrattori, ma affermare che fosse un compositore sopravvalutato e incompetente e un pianista mediocre abbandonato dal pubblico viennese è semplicemente ridicolo. Per dirla con Cliff Eisen: “Non dimentichiamoci che durante quel decennio fu il secondo compositore per numero di opere commissionate, e che ottenne incarichi sia a corte sia presso la cattedrale di Santo Stefano”. La sua reputazione stellare è stata inventata dall’industria cinematografica nazista degli anni ‘40? Per sostenere un’affermazione tanto dissennata, i signori Bianchini e Trombetta devono negare l’autenticità di una lunga serie di necrologi apparsi sulla stampa internazionale subito dopo la scomparsa di Mozart. Così dedicano interi (e sordidi) capitoli alla teoria opportunistica secondo cui ogni giornalista sarebbe solo un lecchino corrotto. Ciò vale anche per quei giornalisti che sui quotidiani italiani stanno oggi strombettando le loro pretese?

Verso la fine del secondo volume si giunge al mistero dei misteri, il giallo truculento e sensazionale sulla morte di Mozart. Stando a Bianchini e Trombetta, lo scellerato complotto che portò al presunto assassinio del compositore sarebbe stato combinato dai massoni di una loggia deviata degli Illuminati per punire la sua condotta libertina, e successivamente insabbiato dal barone van Swieten, ansioso di assicurarsi il favore imperiale promuovendo la musica di compositori “ariani” a spese di svariati gruppi etnici. Al pari di Haydn, Mozart sarebbe stato un destinatario di comodo delle grandi musiche composte da una schiera di italiani, cechi, spagnoli, francesi, mulatti, ecc. Se gli Illuminati miravano a far scomparire le prove del complotto, perché non ammazzarono anche Haydn? Dopo tutto, anche lui era un massone e un noto donnaiolo. Nonostante alcune piccole varianti (manganellate in stile fascista al posto del veleno, gli Illuminati al posto dei Gesuiti), questa roba non è originale né più documentata di tante analoghe invenzioni precedenti. Inoltre Bianchini e Trombetta fanno gran conto di Francis Carr, un imbrattacarte che tentò di “provare” come il Don Chisciotte e i drammi di Shakespeare fossero tutti farina del sacco di Francesco Bacone (!); ciò che dimostra la loro cieca fede nei principi fondamentali della pseudo-scienza dilettantesca: “tutto ciò che si stampa è un fatto” e “tutto ciò che ha note a piè di pagina è scientifico”. Altrettanto vale per la dedica del loro libro allo scomparso Giorgio Taboga, un ruspante storico della musica che non sapeva leggere la musica, e ciononostante predicava che l’intera Wiener Klassik fosse un’invenzione a gloria della dinastia asburgica.

Ultimo, ma primo in ordine d’importanza: la radicale cecità di Bianchini e Trombetta nei confronti delle prove storiche è pari solo alla loro sordità in campo musicale. Al di là della presuntuosa “rivelazione” con cui affermano che un quarto di tono è un intervallo praticamente impercettibile per l’orecchio umano (per l’orecchio di chi? forse per quello di Bianchini e Trombetta), i loro scarsi tentativi di analisi musicale non si spingono oltre il manuale di armonia elementare (ricerca di ottave e quinte parallele). Nel loro scavo sul “vero Mozart”, semplicemente non ascoltano la sua musica oppure la descrivono solo in termini denigratori quali “plagio” e “incompetenza”. Si aggiungano parecchi flagranti strafalcioni nell’interpretare espressioni tedesche, inglesi e perfino dell’italiano antico, oltre che in storia generale e geografia (per loro, ad esempio, Dresda è nella “Germania meridionale”). Si vantano di riscrivere la storia. Benissimo. Ma prima di arrivare a tanto, dovrebbero studiarne un po’.

* L’Accademia della Bufala è un gruppo senza sede di cinque amici di varia estrazione professionale, che condividono l’amore per la musica e il disprezzo per i sedicenti esperti della medesima. Nello scorso decennio alcuni Accademici hanno già contribuito a denunciare sul web e sulla carta stampata i fantasiosi “demistificatori di Mozart”. Si dedicano tutti al plagio letterario e aborrono anche dal semplice sospetto di essere originali. Inoltre ammettono di sapere pochissimo circa la verità, ma di solito sono in grado di fiutare la puzza di cavolate ogniqualvolta vi s’imbattono.