Il libro delle facce di bronzo 

di Carlo Vitali

Bianchini, Trombetta e seguaci vorrebbero spacciare un ritratto ad olio conservato a Bonn come se fosse di Andrea Luca Luchesi, quasi che i perfidi Germani gli avessero rubato, oltre ai capolavori che mai non scrisse né firmò, anche la faccia.

Vedi: ” Il mistero del ritratto di Neefe o Luchesi”.

http://lorecchiocurioso.blogspot.it/2014/01/il-mistero-del-ritratto-di-neefe-o.html

e la sua fonte confessa, che però almeno si ammanta di un pudico punto interrogativo:

http://www.italianopera.org/luchesi/luchesicominciare.html

Ma quale mistero? Ci facciano un favore… Vediamo di mettere in contesto tutti i pezzi conservati nelle collezioni del Beethoven-Haus di Bonn.

1) Christian Gottlob Neefe (1748-1798), Silhouette, incisione di Gustav Georg Endner e anonimo tratta da uno Schattenriss (contorno in ombra) abbozzato dallo stesso Neefe.

Beethoven-Haus Bonn, n. di catalogo B 142

Neefe, Christian Gottlob - Stich von Gustav Georg Endner

2) Christian Gottlob Neefe (1748-1798) – Incisione di Heinrich Philipp Bossler ricavata nello stesso modo.

Beethoven-Haus Bonn, B 2273

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Gli autoritratti con la tecnica della silhouette si diffusero come una moda universale tra la fine del Seicento e tutto il secolo successivo (cfr. Georges Vigarello, La Silhouette du XVIIIe siècle à nos jours. Naissance d’un défi, Paris, Seuil, 2012).

3) Christian Gottlob Neefe (1748-1798) – Incisione di Gottlob August Liebe da un disegno di Johann Georg Rosenberg.

Neefe, Christian Gottlob -  Stich von Liebe nach Rosenberg

Beethoven-Haus Bonn, B 135/a

4) Christian Gottlob Neefe (1748-1798) – Ritratto a olio di anonimo.

Beethoven-Haus Bonn, B 1934

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Oltre alle orecchie, bisogna proprio avere gli occhi foderati di bresaola per non cogliere i punti di somiglianza fisionomica fra i tre profili (1-3) e l’immagine frontale (4): forma della fronte, linea fronte-naso, arcuatura e punta arrotondata del naso, forma delle labbra e del mento, curva della mandibola. Ciò al di là delle microvarianti che in qualsiasi galleria di ritratti del medesimo soggetto possono derivare dalla sua età e condizioni psicofisiche, nonché dall’illuminazione e dalla maggiore o minore accuratezza/ competenza/ creatività dell’artista ritrattante. Sissignori, capita lo stesso perfino nei ritratti fotografici.

Ci si dice che i coniugi sondriesi tengano cattedra di educazione artistica in un istituto comprensivo della loro città. Fuori le competenze tecniche, Herren Professoren! Che elementi avete – a parte la vostra sconfinata faccia… da musicologi – per sostenere la vostra proposta di attribuzione? Già sospettiamo la risposta: “Leggete un certo libro di Giorgio Taboga dove alla [pseudo]questione è dedicato un intero capitolo”.  Lo abbiamo letto, e sappiamo che dal solito minestrone di gratuite illazioni a catena si può pescare un solo fatto concreto: nel 1776 Padre Martini domandò ad un suo corrispondente in Venezia, il tenore Luigi Righetti, di procurargli per la propria già ricca quadreria di musicisti vivi e defunti i ritratti di Anfossi, Salieri e “Luchessi a Bona”. Anfossi promise rimandando ad un altro momento; Salieri e Luchesi non risposero, e di loro ritratti a olio non c’è traccia nella suddetta collezione. Di Anfossi e Salieri c’è solo un’incisione, mentre di Luchesi… un bel nulla.

Vedi: http://www.bibliotecamusica.it/cmbm/viewschedal.asp?path=/cmbm/images/ripro/lettereb/I03/I03_029/

Dettaglio assai curioso: dalla prima alla seconda edizione del bio-romanzo taboghiano è scomparso proprio il capitolo dedicato al “mistero del ritratto”. Che il padre spirituale di Bianchini e Trombetta – alias “L’Uomo del Dubbio” come da loro filiale dedica dei due Libroni – abbia avuto un ripensamento? Ciò farebbe onore alla sua memoria.