dal nostro corrispondente in Baviera prof. Aristarco Scannabufale (traduzione di Carlo Vitali)

A Ingolstadt, patria del ciarlatano Adam Weishhaupt, la setta degli Illuminati di Baviera da lui fondata è tuttora oggetto di allegri carnevali in costume (FOTO 1).

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Due case si contendono l’onore di aver dato ricetto fra il 1782 e il 1785 alle prime adunanze di quella loggia deviata. Al n. 19 della Theresienstrasse il proprietario dell’immobile, il signor Eckehard Gebauer, di professione commerciante, affitta il piano terra al Café Anna (tavola calda in stile quasi italiano: FOTO 2).

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Dopo l’immancabile birretta basta salire un’oscura e sbilenca scala di legno (FOTO 3) per giungere ad un bugigattolo pomposamente denominato “historischer Illluminatensaal”, affittabile per riunioni aperte a un massimo di “50 non fumatori”. Dettaglio antistorico, giacché gli Illuminati facevano largo uso di tabacco da pipa e ne bruciavano interi pacchi sull’altare del blasfemo idolo Baphomet; ma bisogna pur adattarsi ai tempi… Secondo Herr Gebauer, che cita come unica base la propria “intuizione”, la Loggia Illuminata può aver scelto in seguito di trasferirsi “per mancanza di spazio” all’attiguo n. 23 (FOTO 4), l’indirizzo che riscuote la maggioranza dei suffragi tra gli storici locali e i registi di documentari trash.

Una targa (FOTO 5) corrobora l’ultima ipotesi, pure questa basata soltanto sulla tradizione orale. Particolare interessante: vi si racconta che dal 1907 l’edificio ospitò la sinagoga della locale comunità ebraica, poi devastata durante la Kristallnacht, il grande pogrom nazista del 1938. Col che si conferma la cospirazione pluto-giudaico-massonica volta alla conquista del mondo mediante la musicologia accademica e i film del dottor Goebbels. Ovvio: volevano distruggere le prove che minacciavano il mito della Wiener Klassik!


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È questo il cavallo di battaglia di tutta la nouvelle vague revisionista guidata dai signori Luca e Anna. Avete presente? No, non l’ostessa del citato Café, ma una sua omonima dalle imponenti competenze storiche, musicologiche ed eziandio gastronomiche. Quella stessa signora e dottoressa che, forte della sua silhouette da indossatrice, tratta alternativamente Johann Sebastian Bach da “ciccione” oppure “formaggio di Eisenach”. Consigliamo a lei e consorte una puntatina turistica al n. 19 di Theresienstrasse e adiacenze. Se non troveranno la prova archivistica dei loro delirami (difficile, visto che ignorano l’orrida lingua tedesca), potranno almeno consumare un pasto decente quale salutare alternativa alla loro abituale dieta di bufale scadute. Consigliamo loro la specialità del locale: un panino con la Mozartella abbondantemente innaffiato di ottima birra scura. Prosit!