Per gentile concessione della testata Gli stati generali, pubblichiamo il seguente contributo di Mirko Schipilliti pubblicato il 2 ottobre 2018. 

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«Scandalo di sfacciataggine e mancanza di professionalità!»

«Vero boccone (falsamente) musicologico e divulgativo avvelenato»

«Inspiegabile e imperdonabile passo falso»

«Stare zitti è meschino»

«Scenario grottesco»

«Si naviga tra bufale»

«Non si siede al tavolo verde con i bari di carte»

Ha scritto bene, benissimo, il critico musicale Dino Villatico sulla sua pagina Facebook a proposito dell’inspiegabile presenza a Cremona Musica, nell’ambito di Mondomusica, dal 28 al 30 settembre scorso, della presentazione con entrambi gli autori del raccapricciante volume revisionista “Mozart La caduta degli dei” di Luca Bianchini e Anna Trombetta, già ampiamente contestato e demolito anche su queste pagine (Mozart Fake-news Gli Stati Generali). Anzi, due volumi, che per 49 Euro sputano su Mozart, i suoi ammiratori, la musicologia che ne avalla il genio, ritenuta persino filonazista. Ora anche a Cremona Musica (programma). «Uno scandalo di sfacciataggine e mancanza di professionalità! – ha denunciato Villatico, lapidario – Uno schiaffo alla serietà degli studi musicologici. Che anche un’istituzione rinomata apra le porte alle fandonie è segno dei tempi o del declino culturale dell’Italia?».

Cremona Musica (Cremona Musica) è principalmente una fiera dedicata agli strumenti musicali e alla nota liuteria cremonese, in cui esibizioni e stand espositivi si accompagnano a eventi di vario genere collocati in specifiche sezioni – fra cui Mondomusica – che comprendono concerti, masterclass, conferenze, workshop, presentazioni di libri, premi. Un appuntamento fieristico noto da tempo, e che si giova anche del patrocinio del MIUR, e, dulcis in fundo, proprio nella città di Stradivari di cui è famosa la Facoltà di Musicologia, il che dovrebbe quanto meno far aspirare – si spera, e la speranza è sempre l’ultima a morire – a certi standard di qualità. Qualcuno dice che alla fin fine è solo una fiera, dove si va per vendere e comprare, ma quest’anno è stata anche pubblicizzata la presenza di “artistic advisors” come il pianista Roberto Prosseda, nome illustre del panorama artistico. Niente meno.

Di fatto, la settimana scorsa, una parte pensante e ravveduta del mondo musicale si è rivoltata contro un tonfo singolare. Tuonava persino il presidente dell’Associazione critici musicali Angelo Foletto sulla propria rubrica Facebook “Acuti” (Acuti), per il quale, giustamente, la presentazione del volume «improvvidamente inserita nel cartellone degli incontri culturali cremonesi, è un vero boccone (falsamente) musicologico e divulgativo avvelenato», specie perché lo stesso cartellone della kermesse ha addirittura spacciato per genuino quel libro, pubblicizzando sul sito che “anche il secondo volume svela miti e leggende che per oltre duecento anni hanno distorto la biografia di Mozart rendendo il musicista simile a un dio” (Annuncio). Da sganasciarsi. «L’idea di mescolare professionismo e amatorialità funziona – spiega Foletto – Anche se spesso, proprio nella programmazione culturale – cioè non “concertistica” né squisitamente tecnica – pare che sia la seconda a tenere banco. Con riconoscimenti e inviti a esibirsi a divulgatori/operatori/critici che per diverse ragioni appartengono al sottobosco della ricerca musicale seria. Scrittori che si dilettano di critica musicale, conversatori di musica che non leggono il pentagramma, dilettanti che usano ambigue categorie storiche come il negazionismo per avallare strampalate teorie storico-complottistiche messe in atto dalla musicologia “straniera” per affossare supreme verginità e glorie italiche nazionali («sovranismo e populismo musicologico»: potrebbe essere un nuovo indirizzo disciplinare?) ingiustamente neglette; esaltando mediocrità finalmente palesate. Come non si vorrebbe leggere, ma si legge, in un dilettantesco e scorretto volume («Mozart. La caduta degli dei», diamo il titolo per evitare che qualcuno ci caschi) dedicato a diffamare con presunti metodi musicologico-scientifici i giudizi critici e il valore dell’impunito plagiatore seriale (di italiani, soprattutto) e modesto scrittore di note nato a Salisburgo il 27 gennaio 1756». Foletto addita infine l’iniziativa cremonese, «complottando a sfavore della letteratura specifica informata e competente. E, di fatto, facendo pubblicità ingannevole. Il che per una fiera-mercato che, per altri versi a ragione, se la tira molto è un inspiegabile e imperdonabile passo falso».  Paradossale la partecipazione dei due conferenzieri anche per la presenza nel programma della manifestazione dello studioso Sandro Cappelletto, abominevolmente citato in modo surrettizio e strumentale proprio nel loro secondo volume, come è stato già denunciato (Cappelletto). Uno scenario davvero grottesco.

A una lettera aperta del gruppo di lavoro “Nuova Accademia della Bufala” (Nuova Accademia della Bufala), diffusa la scorsa settimana e inviata a Mondomusica per contestare l’anomalia (vedi sotto), si sono associate a catena numerose reazioni di sdegno sui social fra musicisti, studiosi e critici, inclusi gli interventi di Villatico, Foletto, e di Nicola Cattò sulla rivista Musica (Musica). Risposte? Nessuna. Meno male che nell’articolo firmato da Luigi Di Fronzo su «La Repubblica» proprio il 25 Settembre scorso, il pianista e critico musicale Luca Ciammarughi – intervistato sul recente convegno milanese sulla critica e in cartellone a Cremona Musica per presentare un proprio libro – ha pure dichiarato riguardo a una certa critica dilettantesca fai-da-te magari in malafede, che «è più pericoloso quando si fa il gioco a chi urla di più o a chi pensa di svelare degli scoop, basandosi su fake news. È un complottismo parallelo a ciò che succede in politica. Spesso si naviga tra bufale, come quelle del libro Mozart. La caduta degli dei […]. La contraffazione è sempre dietro l’angolo» (Repubblica Ciammarughi). C’è da aggiungere, a onor del vero, che oltre alla Nuova Accademia della Bufala, a svelare fake in ambito musicale c’è anche chi, come il musicista Carlo Centemeri, si è impegnato a smascherare alcune registrazioni fasulle, nuovi rischi sull’orizzonte.

Mentre da un lato Bianchini, Trombetta e sostenitori – contenti loro – si gongolano per l’impresa cremonese, dall’altro si confermano i punti critici e i risvolti inquietanti sempre più evidenziati da musicisti e studiosi seri: le infestanti fake news, le truffe, i revisionismi e i negazionismi nel mondo musicale sono una novità rispetto ad altri ambiti, contro cui molti sono ancora impreparati, se non ambivalenti o addirittura resistenti, messi al muro e spiazzati; l’approccio alle corrette metodologie di ricerca sembra ancora zoppicante in una fetta di mondo musicale italiota, dove le conclusioni si traggono con zappe e forconi fino ad atteggiamenti manipolativi, fra le trame dei perfidi meccanismi amplificativi del web; il confronto coi polemici revisionisti nonché coi loro sordi accoliti è vano e improponibile, poiché “non si siede al tavolo verde con i bari di carte”; studenti e comuni appassionati rimangono i soggetti con minori strumenti critici per difendersi; l’ingenuità e la tolleranza non devono confondere la libertà di opinione e di critica con la libertà di ingannare e imbrogliare per vendere. Perché, e proprio su questo caso, «c’è un limite» – ha fermamente ribadito in questi giorni la celebre studiosa mozartiana Lidia Bramani – «oltre il quale stare zitti è meschino».  Contro quei deliri antimozartiani, la Bramani ha precisato, sempre sulla sua pagina Facebook, che la paura di guardarsi allo specchio, e di valutarsi ignava, si riferiva a se stessa qualora, per il futuro, avesse deciso di rimanere chiusa nel proprio silenzio. Pur comprendendo bene chi finora si era attenuto a questo stesso comportamento, magari nella speranza che una messinscena a fini puramente autopromozionali, così totalmente priva di qualsivoglia fondamento, si sgonfiasse da sola. Poiché, purtroppo, non è stato così, e questa grottesca diffamazione del nostro patrimonio europeo nelle sue massime vette, in nome di un delirante sovranismo italiano, sta avvelenando gli strati più ingenui o, al contrario, più perversi, della cultura musicale, Lidia Bramani ha quindi deciso – così afferma – di prendere posizione.

Non c’è da aggiungere altro, e la lettera della Nuova Accademia della Bufala – le cui pagine web hanno nel frattempo registrato in pochi giorni più di 7000 visualizzazioni – dovrebbe poter rinfrescare le idee a qualcuno una volta per tutte, altrimenti, come si cerca di enfatizzare sempre di più per la ricerca scientifica e medica, a seguire certi cialtroni “una bufala vi seppellirà”.