Ahimè ch’io cado, n. 195

Bianchini non delude mai. Adesso se la prende con una monografia su Mozart fresca di stampa, e la stronca.

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Riporto solo il primo appunto, che riguarda un refuso, e rammento, io ateo e anticlericale, una massima che evidentemente sfugge al predetto: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Luca 6,41). Nella mia recensione ai due tomi dedicati a Mozart dei due laureati in musicologia c’è una listarella di ‘refusi’ (chiamiamoli così) da far paura, tanti altri si leggono nelle pagine di questo sito: una trave.

Dedico questa puntata a chi pensa che la nuova accademia della bufala sia cavillosa e si lanci in battaglie controproducenti, o che io e altri siamo ossessionati dal tizio che critichiamo.

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Da qualche tempo Bianchini batte il chiodo del Mozart che non ha creato, ma copiato, e adduce esempi che mostrano (scelga il lettore):

  1. la sua malafede;
  2. la sua ignoranza;
  3. la sua sicumera.

Un caso:

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Ha mai visto, il Dott. Bianchini, un manoscritto autografo o una copia di partiture del secolo XVIII (e dintorni)? Parrebbe di no, visto che situazioni come quella che stigmatizza sono all’ordine del giorno. Sa dirci che cosa distingue l’errore del copista da quello dell’autore? Se lo sa se lo tiene per sé, preferendo ammannire notizie sensasionali ai suoi fedelissimi, che se le bevono in coppa di bugie

Il problema è che il laureato in musicologia si arrampica sempre sugli specchi. Nella sua logica: se l’autografo è in pulito, Mozart copiava, se ci sono errori corretti copiava, se ci sono varianti d’autore copiava.  Ergo Mozart non ha mai composto nulla, o quasi,  di quello che gli viene attribuito.  Bianchini mostra di non aver capito un ette delle lezioni cremonesi – una scuola rinomata anche perché vi s’insegna filologia musicale – , oppure non vuole tener conto di quello che avrebbe dovuto imparare, e ripudia quegli anni di studi universitari. Ma allora perché si vanta di essere musicologo, se la sua base è la laurea dell’Università di Pavia?

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Ecco come i negazionisti della Wiener Klassik entrano a pieno titolo nelle tristi vicende attuali. Basta un’occhiata a queste espressioni ‘sociali’ per rendersi conto come gli adepti del laureato in musicologia si siano bevuti in coppa di bugie le sue pseudo-teorie (a sua volta riciclate da capiscuola del tutto avulsi da ogni seria ricerca). Non hanno titolo per parlare e vanno all’attacco di Haydn senza portare l‘ombra di una prova, parlano di razzismo mostrando di non sapere cosa sia, straparlano sulle attitudini dei musicologi, e in effetti qualche ragione ce l’hanno pure, visto che uno che dice di esserlo non ha fatto altro che insultare chi non la pensa come lui (è tutto documentato) prima di ricevere la pariglia. Tutto questo modo di fare somiglia in maniera decisamente sconfortante all’azione che il capo di un partito di governo sta conducendo contro un governo di cui fa parte e, soprattutto, contro la vita di una nazione civile. E trova elettori, eccome. Lì non c’è spazio per la cultura, altrimenti non si vincerebbe promulgando opinioni e leggi connotate dal razzismo. 

P.S.: Il post è datato 10 agosto 2018, ma è stato ricollocato in linea a un anno esatto di distanza. Si evidenza in tal maniera che il loro metodo non ha nulla di scientifico, visto che steccano le date di nascita di Gluck e Jommelli, anticipandole di trent’anni. Dunque: la prima volta le hanno cannate nel libro (vedi sotto), e poi non hanno corretto. Vuol dire che non sanno di cosa parlano.

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