Grande cabala, piccole cabale (Mozart, massoni e Illuminati di Baviera)

di Carlo Vitali

una Loggia di Vienna

Secondo la narratologa slovena Nadežda Starikova: “Senza i fatti il romanzo storico cessa di essere storico, senza fiction cessa di essere romanzo”. Un possibile corollario è che anche la fiction può trovare posto fra i generi storici, purché i fatti narrati rispettino una base fattuale documentata. Come antidoto al noioso e prolisso romanzo dei signori B&T circa Mozart, Massoni e Illuminati di Baviera, ripubblichiamo un dialoghetto drammatico del loro affezionato critico Carlo Vitali, alias “Il Gazzettante”, dove gli stessi temi sono affrontati con maggior spirito critico ma non senza ironia. Fonte originale: “La Fenice prima dell’opera”, 2011, n° 4, pp. 41-47, a cui si rimanda per i riferimenti documentari qui omessi. Morale della favola: non tutto ciò che stampa si è un fatto, non tutto ciò che ha note a piè di pagina è “scientifico”.

                                                                                  La Redazione

Dramatis personae

Un informatore: basso funzionario della burocrazia asburgica, massone senza fanatismo; rispettoso delle gerarchie statali e preoccupato di mostrare la propria fedeltà ad entrambe le organizzazioni.

Gemmingen: Otto barone von Gemmingen-Hornberg (1755-1836). Diplomatico e letterato, massone “deviato” in contatto con le sette esoteriche dei Fratelli Asiatici e degli Illuminati. S’interessa di Mozart fin dal 1778, quando lui e il compositore Cristian Cannabich (altro Illuminato) lo accompagnano da Mannheim a Parigi con lettere di raccomandazione dirette al barone Grimm e presumibilmente ai confratelli della Loge Olympique, che gestiva le stagioni del prestigioso Concert Spirituel.

Fine aprile 1786, interno giorno. La scena si svolge a Vienna, in un salottino privato del modernissimo Trattnerhof, caffè-concerto con annessa casa da gioco. Due personaggi sobriamente vestiti di nero conversano giocando a scacchi.

GEMMINGEN: Tre maestri di cappella e tutti pretendono l’apertura di stagione? Dove l’avete saputo?

INFORMATORE: Qui di fronte, al Club degli Inglesi, solo mezz’ora fa.

GEMMINGEN: Chi ve l’ha detto?

INFORMATORE: Un giovane fratello inglese, il conte di Crawford.

GEMMINGEN: E lui come fa a saperlo?

INFORMATORE: Glielo ha confidato quel piccolo irlandese: il tenore O’ Kelly che canta nella compagnia del Burgtheater.

GEMMINGEN: Hmm. Ma O’ Kelly non era venuto a Vienna su invito del conte Rosenberg? E non ha debuttato qui in un’opera di Salieri?

INFORMATORE: Sì, ma ora ha cambiato bandiera. La casa del fratello Mozart è ormai diventata un secondo club degli Inglesi. Il suo allievo Attwood gli dà lezioni di lingua, Nancy Storace gli fa gli occhi dolci, e dall’abate Da Ponte si è fatta promettere un libretto per suo fratello Stephen. O’Kelly gioca con Mozart a biliardo, ha la delicatezza di perdere sempre e lo paga subito. Il barone von Wetzlar, quello che ha fatto incontrare Mozart e Da Ponte, promette di pagare di tasca propria per fare rappresentare l’opera a Londra se non verrà accettata a Vienna.

GEMMINGEN: Perché non dite il “fratello Wetzlar”?

INFORMATORE: Come volete, ma alle riunioni di loggia io non l’ho mai visto.

GEMMINGEN: Però non c’è dubbio che in Inghilterra lui e suo padre abbiano importanti relazioni d’affari, anche coi fratelli all’Oriente di Londra.

INFORMATORE: Ne hanno di ben più estese coi banchieri giudei di laggiù: coi convertiti di fresco come loro, e perfino con quelli rimasti nella Sinagoga.

GEMMINGEN: Capisco.

INFORMATORE: Non crediate ch’io sia vittima di pregiudizi tanto contrari ai lumi moderni. Semmai sono i nostri fratelli giudei a voler conservare… come dire… una certa separatezza anche nei lavori del nostro Ordine.

GEMMINGEN: Cosa intendete dire, fratello?

INFORMATORE: Parlo della Venerabile Loggia di San Giovanni e delle sue liste coperte. Della loro doppia affiliazione a società che paiono dedite a riti occulti quando non addirittura superstiziosi: Illuminati di Baviera, Rosacroce, Fratelli Asiatici… Parlano ebraico, studiano la Grande Cabala, l’alchimia, l’astrologia. Non ne conoscete, fratello Gemmingen ?

GEMMINGEN: Più di quanti non crediate.

INFORMATORE: Anche voi, dunque, sareste del numero? E il fratello Mozart; non foste proprio voi a presentarlo nella Loggia “Alla Beneficenza” quando eravate Maestro della Sedia?

GEMMINGEN: Quella loggia non esiste più, come ben sapete. Per decreto imperiale dello scorso dicembre è confluita nella “Speranza incoronata di nuovo”, che il fratello Mozart frequenta regolarmente col grado di Maestro. Con le sue stupende musiche ha celebrato la saggia decisione imperiale e continua a deliziare i fratelli istruendoli nei nostri sacri misteri. Questo è tutto. Se poi lui abbia rapporti con Fratelli Asiatici, Illuminati e quant’altro sono affari suoi che non conosco e non voglio conoscere. Prudenza, fratello!

INFORMATORE: Vogliate scusarmi, signor barone; capisco di aver domandato troppo. Resta il problema del fratello Mozart. Egli è giovane e pronto ad esplodere come polvere da sparo. Se non verrà data la precedenza alla sua opera, Le nozze di Figaro, dice di voler gettare la partitura nel fuoco. Ma è stato l’imperatore in persona a commissionargliela dopo un’audizione! Sarebbe un affronto imperdonabile che gli può costare gli arresti o l’esilio. E per il nostro Ordine, che ha appena assaggiato i frutti amari del sospetto imperiale, una pessima pubblicità. Lo sapete quanti fratelli sono entrati in sonno dopo il decreto di unificazione forzata delle logge?

GEMMINGEN: Troppi! Dalla loggia “Alla Verità”, mi dice il Gran Maestro von Born, si sono eclissati già in trenta, e altrettanti o più si aspetta che facciano lo stesso entro la fine dell’anno; chi per paura della polizia e chi per disgusto. Ma noi abbiamo bisogno anche di musicisti. Haydn e Mozart padre si erano iniziati solo per far piacere al ragazzo. Chi li ha più visti? Se non facciamo qualcosa per Mozart figlio perderemo qualunque credito con la categoria. Chi sono i suoi rivali per la precedenza?

INFORMATORE: Il primo è il Capellmeister di corte, signor Salieri, con un libretto dell’abate Casti intitolato Cublai, gran Can dei Tartari. È l’anticipo di un poema eroicomico sulle dissolutezze della zarina Caterina, che il Casti si propone di dedicare all’imperatore.

GEMMINGEN: Quel Casti è un pazzo. Il rancore per i cattivi trattamenti che dice di aver ricevuto a Pietroburgo lo accieca. Non sa che l’imperatore ha un vero culto per Sua Maestà russa, e che insieme mirano ad attaccare il Sultano alla prima occasione? Faremo vietare il libretto dalla censura. Lo so che Rosenberg protegge Casti e Salieri; tanto meglio. L’imperatore ha bisogno di tutti e tre, li stima ma non li ama. E poi sono tre profani; per il nostro Ordine sarà un piacere dar loro una lezione. Chi sarebbe l’altro candidato?

INFORMATORE: Un certo Reghini o Righini, un bolognese; pure lui un profano. È cerimonioso, serio, devoto, abile a lavorare sott’acqua. A corte ha un suo partito fra i clericali e Salieri lo spinge avanti, credo più che altro per far dispetto a Mozart.

GEMMINGEN: Mai sentito. E questo Righini cosa vuole rappresentare?

INFORMATORE: Demogorgone o il filosofo confuso, parole dell’abate Da Ponte.

GEMMINGEN: Ancora lui! Che Dio confonda questi abati italiani facitori di versi! Soprattutto quel Da Ponte: un giudeo battezzato che si è fatto prete e poi si è spretato per correre dietro alle sottane. Dicono che sia colpa delle sue idee, perché predicava il Contratto sociale di Rousseau… Ma la versione dell’ambasciatore veneziano è ben diversa. Basta: faremo stare quieto anche lui.

INFORMATORE: A chi pensate di rivolgervi, posso umilmente chiedere?

GEMMINGEN: Al fratello von Sonnefels, per molti buoni motivi. Lui ha la fiducia dell’imperatore tanto che l’ha convinto a lasciar stampare in tedesco il dramma di Beaumarchais; dirige l’ufficio di censura, è un giudeo battezzato come Da Ponte, conosce Mozart, ammira la sua musica, gli fa omaggio dei libri che pubblica. In loggia li ho visti spesso parlare insieme. Farà dire a Righini che non insista se gli preme restare a Vienna, e Da Ponte lo incoraggerà in questo senso. In premio della sua docilità, l’opera di Righini sarà rappresentata dopo le Nozze di Figaro.

INFORMATORE: E per Salieri?

GEMMINGEN: Quello è un osso più duro, un autentico virtuoso delle vie traverse. Rosenberg lo protegge, dite voi? Lo sappiamo, ma quello ha ben altre carte nella manica! Tirerà in ballo Gluck e la regina di Francia, che una letterina all’imperiale fratello non la negherà di certo. Però la contromina io ce l’ho pronta. Stasera stessa vado al ricevimento dell’ambasciatore di Russia; glielo darà lui il Gran Can dei Tartari! Fra due giorni l’imperatore darà ordine di partire con le prove del Figaro perché la stagione deve assolutamente cominciare il 28 aprile, come annunciato. Vi ha detto O’ Kelly da che parte sta la compagnia del Burgtheater?

INFORMATORE: Lui dice quasi tutta dalla parte di Salieri, e quindi anche di Righini. Naturalmente meno lui stesso e la Storace, che con Mozart se l’intende di nascosto alla moglie legittima. Fra gli Italiani forse Benucci è neutrale o forse no; tutti gli altri stanno per la cabala italiana e sono pronti a fare qualche scandalo contro Mozart, magari perfino a stonare per mandarlo a fondo. Soprattutto Bussani: cantante, ispettore di scena, ispettore del vestiario, régisseur; uno che sa fare tutti i mestieri, dicono, fuori che quello del galantuomo.

GEMMINGEN: Buona questa! Di chi è?

INFORMATORE: Dell’abate Da Ponte in persona. Lui se ne intende di musica; il suo interesse di poeta teatrale lo porta a stare con Mozart più che con tutti i Gazzaniga, Righini, Peticchio e compagnia, perché dalle partiture di simili ciabattini può attendersi di guadagnare solo fischiate. E poi Wetzlar li finanzia entrambi, poeta e compositore. Quella bella casa in Schulerstrasse, 480 fiorini di affitto annuale, chi gliela paga al fratello Mozart? Dai registri ufficiali non risulta, ho controllato. Non sarà per caso Wetzlar, che l’ha tenuto come ospite non pagante fin da quando si è sposato con la signorina Constanze Weber?

GEMMINGEN: Parlano tanto della cabala massonica, ma in confronto a quella italiana e a quella ebraica noi ci facciamo la figura dei lattanti. Non sarà mica un po’ giudeo anche Mozart? Con quel naso… Naturalmente stavo scherzando.

INFORMATORE: Naturalmente, signor barone. Voi siete un uomo senza pregiudizi, un vero illuminato come il nostro imperatore.

Altri personaggi citati (in ordine di non-apparizione)

O’ Kelly: Michael Kelly, detto anche O’ Kelly e Occhely (1762–1826). Tenore, compositore, agente teatrale e mercante di vini nativo di Dublino. Perfezionatosi in Italia coi castrati Giuseppe Aprile e Tommaso Guarducci, fece parte della compagnia stabile del Burgthater dal 1783 al 1787. Nelle Nozze di Figaro ricoprì il doppio ruolo di Don Basilio e Don Curzio. Le sue gradevoli Reminiscences in due volumi abbracciano mezzo secolo di vita musicale europea.

Salieri: Antonio Salieri (1750–1825). Come compositore tutt’altro che un mediocre; come uomo, benché non esattamente uno stinco di santo, vittima di una character assassination quasi senza precedenti. A titolo di antidoto su entrambi i versanti si consiglia la lettura dell’ottima monografia di Volkmar Braunbehrens: Salieri. Ein Musiker im Schatten Mozarts, Monaco, Piper, 1989.

conte Rosenberg: Franz Xaver Wolfgang conte, poi principe, von Orsini-Rosenberg (1723–1796). Diplomatico e statista viennese di alto rango, qui citato per la sua carica di Obersthofmeister (gran ciambellano), incaricato anche della sovrintendenza sui teatri imperiali.

Attwood: Thomas Attwood (1765-1838). Organista e compositore londinese. Studiò a Napoli dal 1783 al 1785 e si perfezionò a Vienna con Mozart nel biennio successivo.

Nancy Storace: Ann Selina Storace, detta Nancy (1765-1817). Soprano inglese di origine italiana. Londinese di nascita, si perfezionò a Napoli debuttando con enorme successo a 15 anni. Al Burgtheater, dove rimase dal 1783 al 1787, cantò in numerosi ruoli di prima donna, fra cui Rosina alla prima viennese del Barbiere di Siviglia di Paisiello (agosto 1783) e Susanna nelle Nozze di Figaro. Donna di grande bellezza, le si attribuirono relazioni col basso Francesco Benucci (v. sotto), con Mozart, e naturalmente con Giuseppe II. Mozart compose per lei l’aria da concerto “Ch’io mi scordi di te” K 505.

Stephen: Stephen Storace, fratello della precedente (1763-1796). Violinista e compositore di stile mozartiano; la sua carriera si sviluppò in associazione con la celebre sorella. Il libretto dapontiano cui qui si allude è Gli equivoci, adattamento da A Comedy of Errors di Shakespeare. L’opera andò in scena al Burgtheater nel dicembre del 1786.

von Wetzlar: Raimund Wetzlar, barone von Plankenstern (1752-1810). Aveva ereditato il titolo dal padre Carl Abraham, un ricco mercante e banchiere convertito al Cattolicesimo nel 1777. Sostenitore e finanziatore a vita di Mozart, tenne a battesimo il suo primogenito Raimund. Non abbiamo notizie certe circa una sua affiliazione alla Massoneria. Ancora nel 1829 invocato da Lorenzo Da Ponte, che sembra ignorarne la morte, quale testimonio dei propri meriti nella scoperta del genio mozartiano: “Il baron Vetzlar offriva con bella generosità di darmi un prezzo assai ragionevole per le parole, e far poi rappresentare quell’opera a Londra od in Francia, se non si poteva a Vienna; ma io rifiutai le sue offerte e proposi di scriver le parole e la musica secretamente, e d’aspettar un’opportunità favorevole da esibirla a’ direttori teatrali o all’imperadore, del che coraggiosamente osai incaricarmi”.

von Born: Ignaz von Born (1742–1791). Insigne studioso di mineralogia, geologia e paleontologia. Riorganizzò il museo imperiale di Vienna secondo criteri scientifici, fu membro del Consiglio delle miniere e della Zecca. Massone di alto rango con simpatie per la setta degli Illuminati. Si è ipotizzato un suo intervento nella redazione del libretto per il Flauto magico.

abate Casti: Giovanni Battista Casti (1724-1803). Letterato, poeta satirico e librettista; dal 1792 al 1797 poeta cesareo alla corte di Vienna, incarico che perse per il sospetto di tendenze giacobine. Viaggiò in lungo e in largo, da Pietroburgo a Madrid, da Berlino a Costantinopoli; morì a Parigi. Talvolta paragonato all’Aretino per il contenuto dei suoi versi e la sfrontatezza dei metodi promozionali, non alieni dal ricatto politico-sessuale. Notevole il ritrattino in versi dedicatogli dal suo collega Giuseppe Parini:

Un prete brutto, vecchio e puzzolente,

dal mal moderno tutto quanto guasto

e che, per bizzarria dell’accidente,

dal nome del casato è detto casto […]

Righini: Vincenzo Righini (1756-1812). Compositore coetaneo di Mozart e come lui allievo di Padre Martini a Bologna. Ebbe mediocre successo a Vienna, dove fin dal 1777 aveva messo in scena al Kärtnertortheater un Don Giovanni o il Convitato di pietra, ossia il Dissoluto punito, ma fu maggiormente apprezzato in Germania (Magonza e Berlino). La sua opera Il Demogorgone, cui qui si allude, fu in effetti rappresentata al Burgtheater nel luglio del 1786.

von Sonnefels: Joseph von Sonnenfels (1732-1817). Di origini israelite, figura centrale dell’Illuminismo austriaco, massone dell’ala razionalista. Esercitò a corte vari incarichi, fra cui quello di censore. Interessato al valore educativo del teatro, combatté le farse che avevano come protagonista Hanswurst, l’Arlecchino tedesco, e tentò d’invitare a Vienna il celebre drammaturgo Lessing, noto fra l’altro per la sua amicizia con l’illuminista ebreo Moses Mendelssohn. Nella biblioteca di Mozart figuravano i primi quattro volumi delle opere complete di Sonnenfels, stampati a Vienna nel 1783. Nel 1919 il drammaturgo Heinrich Jacob stampò a Monaco una commedia in 4 atti sui rapporti fra Sonnenfels e Beaumarchais.

regina di Francia: Maria Antonia arciduchessa d’Asburgo (1755-1793), dal 1770 consorte di Luigi XVI col nome di Marie-Antoinette.

Benucci: Francesco Benucci (ca. 1745-1824). Basso-baritono fiorentino, divo assoluto nella compagnia del Burgtheater dove restò quasi senza interruzioni dal 1783 al 1795. Splendido attore dalla voce elegante e rotonda, stimatissimo da Mozart e dall’imperatore Giuseppe II. Cantò Don Bartolo alla prima viennese del Barbiere di Siviglia di Paisiello (agosto 1783). Per lui Mozart creò i ruoli di Figaro nelle Nozze e di Guglielmo in Così fan tutte; fu inoltre Leporello nella ripresa viennese del Don Giovanni (1788) e il Conte Robinson nella prima del Matrimonio segreto di Cimarosa (1792).

Bussani: Francesco Bussani (1743-post 1807). Romano, buffo di mezzo carattere per oltre un quarantennio sulle principali piazze operistiche italiane. Cantò il ruolo di Figaro nella prima viennese del Barbiere di Siviglia di Paisiello (agosto 1783); da Mozart fu impiegato in doppio ruolo nelle Nozze come Bartolo e Antonio, altrettanto come Commendatore e Masetto nella ripresa viennese del Don Giovanni e infine come Don Alfonso in Così fan tutte. Sua moglie Dorotea Sardi, nata a Vienna verso il 1763 da Carlo, professore all’Accademia militare, debuttò accanto al marito nelle Nozze di Figaro nel ruolo di Cherubino e fu poi Despina in Così fan tutte. Dopo i sensazionali esordi viennesi continuerà a galleggiare per oltre un decennio in particine di soubrette a Napoli, Roma e Firenze. Il giudizio di Da Ponte sul marito e le di lui “cabale” per sabotare la messa in scena del Figaro mozartiano è già noto ai lettori; quanto alla moglie così ne descrive le virtù: “sebbene sguaiata e di poco merito, pure, a forza di smorfie, di pagliacciate e forse di mezzi più teatrali, s’era formata un gran partito tra cuochi, staffieri, camerieri, lacchè, perrucchieri, ecc., e per conseguenza si teneva per una gioia.”

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