Antefatto e cronistoria dell’Accademia della bufala

In cosa consiste lo strano e disdicevole caso tutto italiano dei due volumi “Mozart. La caduta degli dei” scritti dai coniugi dott. Luca Bianchini e dott.ssa Anna Trombetta? Usciti in vendita sul web rispettivamente nell’aprile 2016 e nell’aprile 2017 – 945 pagine complessive al costo di 49,30 euro – hanno indignato appassionati, musicisti, studiosi e musicologi per l’aver dato alle stampe e in vendita un conglomerato di errori sistematici sotto ogni profilo (musicologico, compositivo, analitico, metodologico, interpretazioni surrettizie, false attribuzioni, false citazioni, ecc..) al fine di discreditare Mozart, la sua musica e chi ne sostiene la genialità, cercando di contaminare con fake news musicali il mondo culturale e sviluppando in modo esponenziale le assurde teorie antimozartiane dell’insegnante di matematica Giorgio Taboga, a cui sono dedicati. 

Va premesso che contro Taboga, Bianchini e Trombetta erano stati già avviati due appositi thread sul forum musica.classica.it, rispettivamente “Caso Luchesi” nel 2006, che prese di fatto avvio nel 2008 (Caso Luchesi) e “l’Aria della contessa” nel 2008, contro il testo di Bianchini e Trombetta ispirato alla famosa omonima aria di Mozart da Le Nozze di Figaro (L’aria della contessa). A questo punto, coi due ponderosi tomi, il vaso è colmo, e gli studiosi non stanno a guardare: trascorso un certo tempo tecnico, nel marzo 2017 esce sulla rivista «ClassicVoice» (n. 214, pp. 44-47) il primo articolo di protesta contro il I volume firmato dal musicologo Carlo Vitali, specialista della musica del Settecento, intitolato appunto “Mozart Fake News”, che dà il La a una valanga di interventi sulla medesima linea su blog, forum e social. Vitali evidenzia subito come Bianchini e Trombetta «si considerano appunto dissidenti da un establishment musicologico cinico e baro, asservito a interessi industriali che censurano la verità per non perdere i profitti derivanti da discografia, cinema, turismo, smercio di magliette, Mozartkugeln e relativo indotto». A ruota, e sempre in marzo, è il prof. Michele Girardi, docente di drammaturgia musicale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, a prendere una posizione netta contro i due tomi sulla propria pagina Facebook con la rubrica “Ahimé ch’io cado”, titolo ispirato alla canzonetta di Monteverdi “Ohimè ch’io cado”. Giunta attualmente al 151° numero, ha sviscerato in tutti questi mesi non solo varie tesi balorde e infondate propugnate dai volumi, ma anche corollari e congetture diffuse sul web dalla coppia di autori

A sua volta Vitali prosegue le proprie approfondite incursioni sulla storica rivista di settore «Musica», dove inaugura un’apposita sezione dal caustico titolo “Accademia della bufala”, e avvia inesorabilmente la demolizione dei due testi: «Riducendo la musicologia all’aneddotica ottocentesca, B&T [Bianchini e Trombetta] ne sviliscono d’un colpo lo statuto scientifico e ne riportano la genesi alla patria delle Camicie Brune, peccato originale inespiabile per gli antifascisti a chiacchiere. Noi credevamo che tra i padri fondatori della disciplina figurassero, oltre l’italiano Giovanni Battista Martini (1706-1784), i britannici John Hawkins (1719-1789) e Charles Burney (1726-1814). Invece quelli non contano perché, a detta di B&T (p. 18), fu “Guido Adler (1855-1941), docente austriaco considerato il padre della musicologia moderna” a inventare “di sana pianta” il concetto austro-tedesco di Classicismo viennese fondato sulla falsa Trinità Haydn-Mozart-Beethoven, in ciò prendendo spunto da una retorica tirata di Karl Renner (1870-1950), un non-musicologo» (Accademia della bufala). Rincara la dose il direttore Nicola Cattò, ribadendo i «vari esempi della scorrettezza intellettuale del duo, partendo dalle loro falsificazioni della traduzione dell’epistolario mozartiano: un misto di ignoranza e cattiva fede» (Editoriale in «Musica» n. 287, giugno 2017, Rivista Musica).

Monta e si allarga la protesta, e sulla scia di quanto avviato da Vitali, nell’aprile 2017 nasce il blog “L’Accademia della bufala: Mozart. La caduta degli dei”, volto a raccogliere in modo organico tutto il materiale disponibile contro i tomi e pagine volte a raccogliere in modo organico tutto il materiale disponibile contro le fake news musicali, dall’aprile 2020 rinominato, riordinato e confluito nel presente sito. Risultato ulteriore, contro la disinformazione musicale e l’abuso delle conoscenze e dell’ingenua buona fede di lettori e appassionati,  è infatti la costituzione nel dicembre 2017 della «Nuova Accademia della Bufala», ricostituitasi nel 2020 in «Accademia della Bufala», gruppo di lavoro senza fine di lucro che riunisce musicologi, studiosi, appassionati e indignati, che ha nel presente sito la propria sede web, con la finalità di additare e denunciare con rigore musicologico, storico e culturale, l’invadenza insopportabile di approssimazioni, falsità, ciurmerie, raggiri che il world wide web e la carta stampata diffondono in modo massivo specie riguardo il Genio artistico mozartiano e la musica settecentesca in generale. È attualmente rappresentata da Lidia Bramani, Fabio Bruno, Renato Calza, Alessandro Cammarano, Carlo Centemeri, Paolo Congia, Michele Girardi, Marco Murara, Mirko Schipilliti, Mario Tedeschi Turco e Carlo Vitali.

Nel frattempo le notizie corrono, studiosi e docenti iniziano a prendere ulteriori posizioni contro i due tomi. La prof.ssa Giuseppina La Face, docente di musicologia presso l’Università di Bologna, interviene sulla propria rubrica settimanale “Ascoltare la bellezza” nel supplemento culturale «Il Piacere della lettura» del «Quotidiano nazionale» (Il Resto del Carlino / Il Giorno / La Nazione), scrivendo che è «nobilissimo sentimento, l’amor di patria, purché non stravolga la realtà storica. […] È giusto rivalutare i compositori italiani del Settecento: ma a che pro denigrare Mozart e chi lo studia? Gli autori rasentano il metafisico quando accusano Mozart di mendacio» (G. La Face, Il mito di Mozart questo sconosciuto, in «QN –Quotidiano nazionale», 22 luglio 2017, p. 10, Il mito di Mozart). Il prof. Mario Tedeschi Turco, docente AFAM di Storia del Teatro Musicale, delinea sui due volumi «l’organizzazione dei capitoli priva di coesione e del tutto disorganica», la «tesi preconcetta» le «frasi decontestualizzate», l’«incredibile sequela di errori storiografici» e che «nell’epoca della “post-verità” e delle “fake news”, cioè delle bufale virali che si propagano in rete in quantità cospicua, abbiamo ritenuto opportuno avvertire i lettori» (M. Tedeschi Turco, “La post-verità colpisce anche Mozart in un doppio volume da evitare“, in «Verona fedele», n. 22, 4 giugno 2017, p. 24). Su un versante più specialistico, additando quanto riportato sui rapporti fra Mozart e la massoneria, il prof. Piergabriele Mancuso, storico ed esperto di ebraismo, rimprovera le pesanti carenze e mette in guardia da certi atteggiamenti pericolosi, dato che «a dispetto di costanti e tutto sommato davvero ridondanti riferimenti alle fonti (molte delle quali, come vedremo in dettaglio sotto, assolutamente non attendibili), il lavoro di Bianchini e Trombetta poggia, per quanto riguarda l’aspetto latomistico della biografia mozartiana, su ipotesi e assunti privi di minimi riscontri […] Non resta che presumere la loro sia stata una precisa e consapevole scelta ermeneutica, che ad un lettore informato non può che apparire assolutamente inconsistente e, scientificamente parlando, priva di fondamento. […] Ciò che emerge è di fatto un vuoto gnoseologico all’interno del quale si tenta di collocare e dar diritto a ipotesi e trame più simili e prossime a quelle di una narrazione pseudo-storica che a quelle di una reale indagine scientifica. Un campanello di allarme di un pessimo modus operandi» (P. Mancuso, Mozart, la massoneria e la teoria del complotto, in «Nuovo Hiram», 3, 2017, pp. 34-39, Nuovo Hiram).

Piovono quindi interventi su social e web, fra cui segnaliamo quello del prof. Fabio Bruno, docente di Storia della Musica, sintetico e rappresentativo del malessere diffuso percepito da molti altri: «Non desta meraviglia alcuna che un simile concentrato di cialtroneria e fandonie trovi la strada spianata in tempi culturalmente bui come i nostri. […] In questi due volumi, tuttavia, si va ben oltre la falsificazione di Taboga, a cui i volumi sono dedicati. In primo luogo, mi si consenta di citare Karl Popper e Umberto Eco, i quali sarebbero ben felici di vedere come la de-costruzione della verità si fondi proprio su quei meccanismi che avevano messo in luce in modo così sottile. Vi si trovano tutti gli elementi che sottendono a una teoria del complotto che si rispetti: una Verità negata; Poteri (massonici, imperiali, nazisti) che si oppongono ad essa; una rete diffusa e congegnata scientificamente per falsificare le notizie; giornalisti per secoli compiacenti; storici e accademici farabutti e al soldo dei potenti; musicologi e musicisti che cancellano dalla storia e dal repertorio interi capolavori sconosciuti; e, ovviamente, gli Autori (paladini della Verità) che conoscono e svelano finalmente, con eroismo, al mondo intero gli oscuri segreti. Come creare una controverità? Citando fonti imprecisamente o non citandole affatto; affermando concetti come dati di fatto (“E’ cosa nota che…”); interpretando documenti in modo conveniente alla propria verità; creando il sospetto, in chi legge, che la comunità scientifica, culturale, storica sia in mano a gente senza scrupoli che nega la Verità per propri fini.[…] Una colossale rete di menzogne! […] Ebbene, se gli autori non fossero smentiti dalla musica stessa del Maestro salisburghese, sarebbero smentiti dalle loro stesse pagine, gonfie e tronfie oltre ogni misura di falsità (non già storiche, ma anche di nessi logico-causali) le quali non fanno altro che dimostrare la totale imperizia dei due coniugi revisionisti o, vien da pensare ben più d’una volta, la loro cattiva fede» (La caduta dell’intelligenza).

Su queste tematiche si fa avanti anche Angelo Foletto, presidente dell’Associazione Nazionale Critici Musicali, poiché «è tornata in circolazione l’ormai pluridecennale fandonia antimusicologica (anti buon senso e orecchio musicale) che mette in forse la paternità di alcuni capolavori di Mozart. […] In questo inquietante stato confusionale dell’informazione cultural-musicale, si sono levate voci giustamente stizzite di studiosi seri, di giornalisti preparati (e abituati a controllare le cose), di studiosi pignoli e di ottima memoria che hanno rintuzzato con dati e considerazioni scientifiche le baggianate. L’hanno fatto scendendo in campo sul web, palestra esposta alle millanterie avventurose dei pseudo-esperti, degli autori-editori fai da te e alle “post-verità” dei numerosi like. Dimostrando che l’enorme patrimonio sapienziale a disposizione sulla rete può disorientare e raggirare il musicofilo e l’appassionato senza un “navigatore” adatto. E rendendo sempre più necessaria la figura del “mediatore”, cioè il lavoro di puntiglioso setaccio critico e di condivisione di competenze provata da svolgere sempre più spesso online» (A. Foletto, Allegro non troppo: Millanterie e baggianate amplificate dal web, in «Suonare News» n. 239 , giugno 2017, Foletto Suonare News). E così, in una lettera a Vitali anche il critico di lungo corso Paolo Isotta interviene sui «due sventurati che non si peritano di scrivere su Mozart e farci la rivelazione della sua mediocrità, così come un loro sodale spiega che Händel è un povero plagiario. In un primo momento ho pensato che de minimis non curat praetor, e che il Suo tempo potrebb’esser meglio impiegato. Ma il fatto è che oggi non esistono più gerarchie culturali né filtri all’ignoranza; sulla Rete chiunque ha diritto di parola e, nella generale incapacità di sapere anche solo Padre, Figliuolo e Spirito Santo – come si dice a Napoli -, viene preso in considerazione dagli sprovveduti. Più grossa la spara, dagli Ufo all’Aids, più lo ascoltano e gli applaudono. Mundus vult decipi, e ormai la Rete attua meglio di ogni altra cosa l’ ergo decipiatur» (Isotta).

Del resto il lupo perde il pelo ma non il vizio, e nonostante le pesanti critiche subite in più sedi sul proprio opus magnum, e senza aver mai fornito alcuna controdeduzione, con tetragona caparbietà il duo di laureati tenta una nuova uscita con un terzo volume, sul Flauto Magico (addirittura citato in nota nel II tomo prima ancora della pubblicazione!), ma la musicologia “ufficiale” ha ormai iniziato a prendere le dovute distanze da chi, con ogni evidenza, ha dimostrato di non saper padroneggiare i fondamenti stessi della materia. Proprio il  Dipartimento di Musicologia dell’Università di Pavia, presso cui si sono laureati in Musicologia i coniugi Bianchini, ha da poco pubblicato sulla propria rivista online «Philomusica» un’approfondita e negativa recensione del prof. Girardi sui due tomi, docente che ha voluto persino dedicare al tema un recente corso universitario sulla Critica musicale. Girardi denuncia «l’aggressione sistematica a uno dei geni più veri e discussi dell’intera storia della musica, e la negazione del concetto stesso di ‘genio’ e per giunta precoce (anch’esso ricusato dai due, senza alcun argomento valido che giustifichi la posizione assunta)», evidenzia che «dar conto preciso di ogni incongruenza e di ogni errore rilevabili da un eventuale lettore medio di questi tomi, non particolarmente a conoscenza del problema, sarebbe un’impresa titanica, e porterebbe alla stesura di un ampio volume monografico. Avendo ben chiaro in premessa che la loro metodologia è basata sull’alterazione a dir poco sistematica delle fonti primarie e secondarie», che «l’opera è scritta in un italiano sovente precario, e abbonda di refusi, talora rivelatori di una prassi scorretta», che «una metodologia aggiornata non sta certo alla base del lavoro di Bianchini e Trombetta» e che  «tanta arretratezza culturale trova il necessario pendant quando i Bianchini si lanciano in analisi musicali sovente rischiose» (M. Girardi, “Luca Bianchini-Anna Trombetta La caduta degli dei”, recensione su «Philomusica on-line»  16 2017, febbraio 2018; Philomusica).

Recentemente, poi, è riemerso sulle pagine web del figlio di Taboga, Agostino, un tentativo – tanto intenso quanto vacuo – di affermare il ruolo di Luchesi come ghost-writer di pagine di compositori più noti di lui: nonostante la totale inconsistenza del metodo di analisi e, di conseguenza, dei risultati, ha ricevuto il plauso unanime della coppia Bianchini-Trombetta che ne incoraggia ricerche e risultati

In una conversazione con Girardi rivolta anche al falso mito di Luchesi, pubblicata sui quotidiani «Il Mattino di Padova», «La Tribuna di Treviso», «La Nuova Venezia» il 28 settembre 2017 dal titolo “Anche Mozart è vittima delle fake news”, lo studioso precisava che «l’onestà intellettuale ci impone di controbattere le falsità di chi va contro la storia. Potrebbe svegliarsi qualcuno e farlo contro Verdi, Beethoven o Bach. Mozart non ha bisogno di essere difeso, e non dobbiamo ricostruire miti che non ci sono, ma tutti quelli che si avvicinano alla sua arte devono essere messi in guardia da falsificazioni». L’intervista è consultabile qui.

Suonano infatti in un certo senso preoccupanti l’intervento da entusiasta neofita di uno studente del Conservatorio di Torino, prontamente messo in guardia, o il sostegno ai coniugi Bianchini dalla firma di Fabrizio Basciano su «Il Fatto Quotidiano», giustificabile il primo, molto meno il secondo, così come il discutibile gruppetto di accoliti di cui i due autori si sono progressivamente circondati sulle proprie pagine web, fra dubbie identità e improbabili “like”   (Identità FB – Like FB).

 Rivolgendosi a tutti gli appassionati di musica e cultura, controbattere ai volumi di Bianchini e Trombetta in primis non è volto a convincere ad ogni costo coniugi e accoliti a desistere dalla propria attività di scrittori, ma di fornire, in modo ampiamente documentato e secondo un’impostazione sistematica, molti elementi e strumenti comprensibili ai non addetti ai lavori e al malcapitato lettore/acquirente per capire e riflettere su quanto sia stato scritto in modo ingannevole, affinché non si possa cadere in certi trabocchetti libreschi.

Concludendo, è stato complessivamente dimostrato da più posizioni che una produzione editoriale rivolta alla “demolizione” del cosiddetto “mito” mozartiano come nei due volumi intitolati “Mozart. La caduta degli dei” è priva di alcun fondamento scientifico, rivelatrice di paurose lacune in numerosi campi dello scibile ed espressione di uno sterile “revisionismo” che fa leva sull’ingenuità del largo pubblico, cui si aggiunge persino l’ostinazione con cui vengono identificati gli appassionati della musica di Mozart e in generale della grande tradizione musicale tedesca col nazismo. Come ha ribadito il prof. Tedeschi Turco sul blog del Conservatorio torinese «le strampalate tesi di Taboga e dei due autori di “Mozart La caduta degli deisono state vagliate e demolite ogni qual volta si siano affacciate in stampa o nel web: sono vuoti nonsensi, illazioni prive di fondamento, costruzioni a-metodologiche indegne non solo di chi si fregi della qualifica di musicologo, ma anche di un semplice appassionato».

Un argomento molto attuale, su cui credo sia giusto dare una certa enfasi, poiché il dibattito è infatti ancora estremamente vivo, contro uno sfondo appunto revisionista a scopo di lucro dalle ramificazioni preoccupanti da cui è bene prendere le distanze, per quanto tristemente in linea coi tempi.

Mirko Schipilliti

(tratto anche da Mirko Schipilliti, “Ma voi chi siete per dirci questo, Dio? «La caduta degli dei»: trionfi dell’Invidia e dell’Inganno. Guida democratica per aspiranti musicologi contro fake-books e
fakenews: come non scrivere una biografia critica di argomento musicale e musicologico
“, pubblicato su “Gli Stati Generali” consultabile anche sul nostro sito)

La pubblicazione integrale è scaricabile in pdf da questo link.