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Certe imprese, in apparenza irrealistiche, sono un progresso (Cristoforo Colombo). Altre confondono immaginazione e realtà, con effetti grotteschi (don Chisciotte). Cosa dire di Luca Bianchini e Anna Trombetta? In due tomi ponderosi, “Mozart: la caduta degli dei” (editore Youcanprint), sostengono che non sono di Mozart certe partiture famose di cui invece possediamo gli autografi, e che il mito di Mozart è una contraffazione dei musicologi tedeschi e della propaganza nazista. La tesi comporta un corollario: a loro avviso, Mozart è stato inventato per oscurare la grande musica italiana coeva, Sarti, Salieri, Lucchesi. Sarebbero costoro gli autori di opere che, nella nostra dabbenaggine, ammiriamo sotto il nome di Wofgang Amadé.

Nobilissimo sentimento, l’amor di patria, purché non stravolga la realtà storica. Il filo nero (o spinato?) della malizia tedesca si snoderebbe così dalla pace di Aquisgrana (1748, Mozart non era nato) alla Restaurazione a Bismarck a Weimar a Hitler alla Cortina di ferro: un calderone di contesti storici incommensurabili. La critica mozartiana avrebbe accolto le mistificazioni della bieca musicologia tedesca. Ma parecchi studiosi, come Otto Erich Deutsch, Alfred Einstein, Paul Nettl, ripararono negli USA per sottrarsi all’antisemitismo: perché avrebbero dovuto fare il gioco del nazismo? E come la mettiamo col cancelliere Metternich (siamo al Congresso di Vienna) che adorava Rossini e Donizetti e si annoiava con la musica tedesca? È giusto rivalutare i compositori italiani del Settecento: ma a che pro denigrare Mozart e chi lo studia?

Gli autori rasentano il metafisico quando accusano Mozart di mendacio. Un esempio. Da bambino, diceva di percepire sul violino i quarti di tono. Bianchini e Trombetta sostengono che a orecchio non li si distingue. Ma ogni violinista (salvo gli stonati) li sente; e nel Museo della Musica di Bologna c’è un clavicembalo enarmonico del 1606 che divide gli intervalli di tono addirittura in cinque.

Il mio suggerimento: godetevi serenamente la musica di Mozart.