il testo originale dell’articolo è disponibile qui.
“Cosa ci guadagna il Saggiatore a distruggere la reputazione dei compositori e degli interpreti italiani che invece brillavano in tutta Europa? Perché si affida a uno sprovveduto che non conosce l’italiano, non sa solfeggiare una battuta da due quarti e non confronta in modo professionale le fonti? A chi giova tutto questo?”
Luca Bianchini e anna trombetta
Lo “sprovveduto” a cui Bianchini e Trombetta si riferiscono nel razzo finale di un loro recente post su Facebook (10.3.2023) è quello stesso personaggio del quale avevano scritto nel non lontano 27 ottobre 2021:
“Bauer-Deutsch (BD) ha pubblicato incipit delle musiche di Mozart sbagliati e gli errori si sono diffusi in tutto il mondo e in tutti i libri delle lettere di Mozart. Siamo onorati che il professor Cliff Eisen, del Dipartimento di Musica del King’s College di Londra, si sia messo in contatto con noi per conoscere la versione giusta. Nel nostro libro Mozart in Italia per la prima volta pubblichiamo questi incipit come si leggono negli autografi, restando fedeli a quel che ha scritto Mozart.”
luca bianchini e anna trombetta
Sembra che qualcosa sia andato storto in questo patetico romanzo di amore non ricambiato e millantato credito.
Nella presente nota, che il prof. Cliff Eisen ci assicura essere l’ultima su questo argomento, si offrono alcuni utili elementi di comprensione.
“È tutto tempo perso“
di Cliff Eisen (redazione e traduzione di Carlo Vitali)
Nel mio ultimo post sulle ricerche di Bianchini e Trombetta avevo scritto che Bianchini è il Trump degli studi mozartiani. Oggi sono più che mai convinto della giustezza di quel paragone. Dunque: la chiave del mio confronto fra Trump e Bianchini era che entrambi sono disastrosamente ignoranti, che nessuno dei due conosce i fatti reali e nemmeno cerca di saperli. Con il loro post più recente Bianchini e Trombetta fanno un altro passo avanti nel parallelo. Dopo che gli sono stati mostrati i fatti e i documenti, dopo che gli si è indicato chiaramente dove sbagliano, fanno finta di niente e continuano a ripetere gli stessi vecchi errori. Hanno rubato le elezioni, dice Trump. Hanno rubato Mitridate, dicono Bianchini e Trombetta. Falsa l’una e l’altra affermazione. Eppure si ripetono all’infinito senza alcun riguardo per i fatti né per la circostanza che le loro inesattezze gli sono state segnalate a più riprese da me medesimo e da alcuni studiosi accreditati come Francesco Bellotto (vedi qui), Michele Girardi (vedi qui) e Carlo Vitali (vedi qui). È tutto tempo perso.
Ma qui non intendo approfondire questo punto. Mi limito a segnalare quanto sia illogica l’argomentazione di Bianchini e Trombetta. Da un lato si sforzano di sostenere che Mozart abbia puramente copiato e plagiato Gasparini. Ma poi affermano che D’Ettore pretese la riscrittura delle sue arie [per il ruolo di Mitridate] perché non trovava soddisfacenti quelle di Mozart padre e figlio. Abbiamo due problemi: in precedenza hanno affermato che Leopold aveva scritto Il Mitridate; allora perché dicono qui “padre e figlio”? Più grave è la palese contraddizione nell’affermare da un lato che Mozart e suo padre si limitassero a copiare Gasparini (“plagiato, sino all’ultima nota” secondo loro), ma dall’altro che D’Ettore fosse scontento delle arie di Mozart. Come dire che D’Ettore non era entusiasta delle arie di Gasparini. Se Bianchini e Trombetta non riconoscono l’illogicità di quanto scrivono; be’, non so cosa ci si possa aspettare da loro.
Rilevo di passaggio che essi alludono all’esistenza di vari documenti (“fonti storiche”, “giudizi dei contemporanei”) i quali giustificherebbero la loro argomentazione, ma in realtà non li identificano e non li localizzano; davvero poco scientifico. Circa l’affermazione che qualcuno penserebbe di attribuire a Mozart l’Adoramus te K 327, basta un’occhiata al catalogo Köchel per sapere che sono trascorsi oltre 60 anni da quando qualcuno poté trastullarsi con quell’idea ottocentesca (basata su un’insufficiente conoscenza della grafia di Leopold Mozart), e che tale attribuzione fu contestata per la prima volta 100 anni fa. K 327 non è diventato Mozart; è diventato K6 Anh A10, la copia di un lavoro di Gasparini fatta da Leopold – e ciò da moltissimo tempo.
Sarebbe infine utile che Bianchini e Trombetta fossero consapevoli dei differenti approcci che uno studioso deve adottare nei confronti del suo materiale. L’edizione di un carteggio mira a illustrare un singolo testo, non a scrivere una “storia” controfattuale e uniformata ai gusti dei suoi autori. E ogni serio studioso dovrebbe naturalmente essere disposto ad impegnarsi nel dialogo. Perché allora le pagine Facebook di Bianchini e Trombetta sono tanto sigillate contro la libera lettura e la discussione? Se tutto ciò non sa di trumpismo, vorrei sapere come definirlo!
Cliff Eisen
31 Marzo 2023 il 07:31
Al mio paese si racconta la storia di Nasreddin Hoca e l’asino di Tamerlano. Nasreddin gli aveva ‘insegnato a leggere’ infilando dei granelli d’orzo fra le pagine di un gran libro di scienza; l’asino girava le pagine col muso e ragliava quando trovava una pagina vuota. “Che c’è di straordinario?” chiese un cortigiano. “L’asino protesta quando non trova nulla da mangiare.”
Rispose Nasreddin: “L’asino non può leggere più di così! Se tu volessi insegnargli davvero a leggere, allora saresti tu il vero asino.”
Tamerlano trovò buona la risposta e ricompensò largamente Nasreddin.
31 Marzo 2023 il 11:33
Luca Bianchini è il capo spitiruale di una “setta” (Emiliano rimembri ancora …), e come in tutte le conventicole degne di questo nome, la comunicazione è rivolta esclusivamente a coloro che, per scelta, ne fanno parte … i vari Marcialis, Rodilosso, Piras, Taboga, Amato e il radio-musicologo “vaticanista” in chief Luigi Picardi insieme e pochi altri. Solo una “conversione” dall’apologetica mozartiana (e viennese) alla nuova “fede” auto-definitasi “critica” del canone della musica c. d. colta e certificata dai suoi sacerdoti, consente di accedere all’empireo della “discussione” con Luca Bianchini.
31 Marzo 2023 il 13:44
@Stefano: Davvero eroico l’ottimo Cliff Eisen nel sollecitare un confronto diretto con la SS (Setta Sondriota). Io sono del parere di Pierre Vidal-Naquet in altro contesto, quello della “menzogna di Auschwitz”: Fino a oggi il contributo dei “revisionisti” alle nostre conoscenze si colloca al livello della correzione di qualche refuso in un lungo testo. Ciò non giustifica un dialogo, poiché essi hanno anzitutto ampliato a dismisura il registro della menzogna. Si può e si deve discutere SUI “revisionisti” si possono analizzare i loro testi come si fa l’anatomia di una menzogna […] ma non si discute COI “revisionisti”. A loro non ho nulla da rispondere e non risponderò. Questo è il prezzo della coerenza intellettuale. (Pierre Vidal-Naquet, 1981-2005).