Per gentile concessione della testata «Gli stati generali» pubblichiamo a puntate il pamphlet “‘Ma voi chi siete per dirci questo, Dio?’ «La caduta degli dei»: trionfi dell’Invidia e dell’Inganno. Guida democratica per aspiranti musicologi contro fake-books e fake-news: come non scrivere una biografia critica di argomento musicale e musicologico” di Mirko Schipilliti

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Ouverture

«Se chi scrive un libro non accetta il rischio di essere giudicato, si astenga dal pubblicarlo», ricordava Paolo Di Stefano citando questa massima di Nanni Balestrini, nel suo articolo uscito sul «Corriere della Sera» del 7 giugno 2003 dal titolo “Quel vizietto del critico italiano”. Constatando che la critica prende sempre più alla lettera l’aforisma dello scrittore statunitense John Steinbeck per cui «nulla è accettabile tranne l’elogio senza riserve», e che per essere credibile altrettanto raro dovrebbe invece essere questo «elogio», «a meno che non si viva in un Paese che sforna capolavori come brioche», Di Stefano concludeva che «se il critico non si prende il rischio di giudicare, si astenga dalla critica. Chissà come sarebbero smilze le pagine culturali».

Questo pamphlet-istruttoria pro-musicologico recensisce quindi i contestatissimi due volumi di Luca Bianchini e Anna Trombetta Mozart. La caduta degli dei, autoprodotti senza alcuna forma di controllo editoriale da parte di terzi , né di peer review, e stampati in Germania da Amazon per conto degli autori (edizione Tricase, Youcanprint Self-Publishing, 2016-17), libri che hanno manifestato di fatto il tentativo di introdursi ad ogni costo e “col botto” in un panorama editoriale ormai riconosciuto, consolidato e ben più autorevole.

Pamphlet-manuale, inoltre, e non solo recensione – date le dimensioni proibitive che servirebbero per discutere un catalogo sistematico degli errori e orrori accumulati nei  tomi in questione in ben complessive 870 pagine di testo – con cui in nome di un sano e ancora sacrosanto diritto di critica vorrei aggiungere uno spunto di riflessione metodologica contro fake-news e fake-books in ambito musicologico, evidenziando a mio sommesso avviso come non si dovrebbe scrivere una biografia critica di argomento musicale.

Affrontando Wolfgang Amadeus Mozart, uno dei compositori più studiati in assoluto, cosa vorrebbero dunque aggiungere e scoprire Bianchini e Trombetta?

Scena I. Inno all’odio del bello

Devo  confessare che dopo la faticosa lettura di Mozart. La caduta degli dei ci si sente prima di tutto presi in giro e truffati: un verboso tritacarne librario che fa scempio di ogni ragion critica e buoncostume culturale.

Di questi tempi, con l’avanzare del potere comunicativo del web e dei social stracolmi di soggettivismo autoreferenziale, si abusa ormai di tutto, e specialmente della libertà d’opinione. Su un tema sempre più caldo come questo, Michele Serra, nella sua rubrica “L’amaca” su «la Repubblica» del 7 ottobre 2017, evidenziava che «ci sono un sacco di persone convinte che dire quello che pensano sia, in sé e per sé, una virtù. […] C’è però una complicazione: se uno pensa una cazzata, o una porcheria, dirla non lo redime né lo soccorre. Se si è convinti – mettiamo – che gli ebrei devono essere deportati, o che una donna che divorzia è una zoccola […] è evidente che il grosso problema non è quello che si dice. È quello che si pensa». Esiste il libero arbitrio, ma la libertà ha un prezzo e la libertà di ingannare non è un diritto, perché nel caso in questione il trionfo dell’inganno si concreta in un autentico inno all’odio e al disprezzo del bello, un conglomerato barbaro e vandalico intriso di acredine verso tutto quello che c’è di più distante dalla comprensione non solo della musica di Mozart ma della musica in generale. Lo vediamo in modo lapalissiano dalla pioggia di prove ed esempi negativi che si ramificano dai due tomi in modo assurdamente tentacolare. Eppure questi non sono storie romanzate ma vorrebbero proporsi come saggi portatori di “nuove verità”. Ma quali? Dove sta l’analisi di ipotetiche nuove fonti? I dati esatti sulla provenienza, la verifica delle stesse? Mancano. Chi si propone come musicologo non fa opinionismo da arena televisiva, né usa il diritto di critica senza essere ben documentato.

Gli autori affermano che «i musicologi non devono basarsi su giudizi personali per definire un autore romantico, preromantico o classico, ma piuttosto riferirsi a dati oggettivi che si ricavano dalle fonti» (vol. I, p. 29). In realtà propongono come dogmi notizie opportunamente selezionate da assimilare come mero atto di fede verso la loro ‘sapienza’ offertaci incontrovertibilmente come accademicamente validata, ovvero ipotesi fantasiose che non vengono dimostrate e dati già noti reinterpretati in modo talora fraudolento, prendendo spudoratamente a martellate la musica di Mozart, come già fece un turista squilibrato con la Pietà di Michelangelo; ma la musica è impalpabile, e per questo più vulnerabile.

Di fronte alle mostruosità, di ogni grado e gravità, analizzate chirurgicamente in questo pamphlet crolla completamente qualsiasi argomentazione che si ritrovi fra quelle centinaia di pagine dove si scrive in modo ingannevole. Sarebbero quelli i frutti di una formazione universitaria? È così che qualcuno ha imparato a fare ricerca? E da che pulpito arriva l’invettiva di questi autori contro Mozart accusato di «mancanza di studio»? (vol. I, p. 381). Ne risulta piuttosto una pseudomusicologia allo sbaraglio intrisa di polemiche fintamente scandalistiche, contro cui è tuttavia auspicabile reagire per onestà intellettuale e senso civico invece di sostenere ingenuamente che parlandone le si dia importanza o che de minimis non curat prætor, come ha giustamente stigmatizzato anche Paolo Isotta proprio a riguardo (http://www.luigiboschi.it/content/paolo-isotta-prende-posizione-sul-revisionismo-antimozartiano-di-bianchini-trombetta-e /).

È piuttosto vero il contrario: se ad ogni fregnaccia lanciata nella mischia del mercato e del web si levassero cori di protesta, certi individui meschini verrebbero immediatamente zittiti per sempre in una crassa risata.