Fabio Vacchi: «Ricondurre il linguaggio alla naturalità del nostro corpo»
di Alessandro Cammarano
apparso su «Le salon musical» (2 febbraio 2019)
La Musica è Verità: se facciamo nostro questo assunto la medesima verità va estesa allo studio e all’esecuzione. In questi ultimi tempi stiamo assistendo, da parte di alcuni “studiosi” a tentativi goffi di demolizione di capisaldi, primo fra tutti Mozart. A chi giova questa iconoclastia fatua?
Non c’è da stupirsi che in giorni come questi, dove la malafede arriva a essere virale, ci siano tentativi di distruggere i nostri valori, i capisaldi in cui crediamo.
Nel giorno della memoria della Shoah c’è sempre chi salta fuori a dire, e allora Stalin? Che c’entra, chi nega i delitti di Stalin? Ma noi parliamo di cose che hanno toccato il nostro Paese, e di quelle, in una giornata dedicata, vogliamo parlare. A quelle vogliamo pensare. Perché quando passavo, da bambino, vicino a Sabbiuno e mi parlavano di quei martiri cui ho dedicato i Calanchi, era dei miei genitori, dei miei nonni che quelle voci mi parlavano.
Ecco, se ogni giorno c’è qualcuno che si scaglia contro le acquisizioni scientifiche o nega l’olocausto, non c’è da stupirsi che vi siano “studiosi laureati” che vogliono ridimensionare la grandezza e l’autenticità di un sommo compositore, per di più estremamente impegnato anche sul piano umano e valoriale, come Mozart. Oltretutto, in nome di una musica italiana che Mozart amava molto, si pensi solo a Paisiello, e che non ha proprio bisogno di denigrare un genio per conquistare ciò che le spetta di diritto.
Appendice
Also sprach Fabio Vacchi (del 13 novembre 2019)
“Tantissimi anni fa mi ricordo che ascoltai un’intervista di Schönberg, che gli fecero in America. Alla domanda “cosa consiglia ai giovani compositori” lui, con il suo inglese molto mitteleuropeo, rispose: “studiate i Quartetti di Mozart!”. Ancora oggi ci sarebbe un gran bisogno di approfondire i quartetti mozartiani. Non c’è altra possibilità, per i giovani compositori, che transitare attraverso i problemi estetici che hanno posto questi due grandi fari (Mozart e Schönberg), per arrivare poi a uno stile personale, a uno stile di oggi: che, mi ripeto, può avere reminiscenze, echi, rielaborazioni, reinvenzioni più o meno velate dei grandi musicisti che hanno fatto la storia della musica, ma non può mai essere mera imitazione…”
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