In occasione del compleanno di Andrea Luca Luchesi (23 maggio) ripubblichiamo una piccola antologia di vecchie bufale, millanterie e purissime scemenze con le quali la setta dei suoi “riscopritori” ha tentato di offuscarne l’immagine storica. Con sostenitori come questi chi ha bisogno di detrattori?

Il tribunale della storia

1) “Sposa nel 1775 Anthonetta Josepha d’Anthoin, figlia del più influente consigliere di corte, diviene proprietario di due ricche case in città, di un podere e di una vigna, acquistati con i proventi della vendita delle sue musiche, che circolano dal 1763 a nome di Haydn, dal 1774 al 1784 del cognato Ferdinand d’Anthoin, e dal 1784 al 1791 anche a nome di Mozart. […] Dal 1774 Luchesi sviluppa la cappella di Bonn, che nel 1782 è segnalata come la terza delle 23 migliori cappelle musicali di Germania, dopo Mannheim e Magonza e prima della cappella imperiale austriaca allora retta da Giuseppe Bonno. […] la musicologia austro-tedesca ha perpetrato un cosciente ed imperdonabile delitto contro l’arte musicale e la verità, e deve essere chiamata a renderne conto davanti al tribunale della storia.” (Giorgio Taboga, 2004).

Lo scienziato-umanista

2) “Essendo un filologo ogni mia esecuzione o registrazione è sempre preceduta dalla ricerca e dalla trascrizione delle fonti originali e degli scritti del tempo, ciò implica ragguardevole impegno, ma è necessario e doveroso oggi agire in tal senso. Per poter riportare alla luce i documenti dei secoli passati, è indispensabile ricostruire, a guisa di scienziato-umanista e nella forma quanto più vicina possibile all’originale, non solo i testi musicali e la loro prassi, ma anche i vari contesti storici, estetici e filosofici”. (Giovanni Battista Columbro, 2008).

2 bis) “The conductor writes: ‘I begin my work with the assumption that each performance or recording must be preceded by research and transcriptions of original sources’. It is a pity that this integrity is prevented from its maximum impact by soloists who are sloppy with tuning and timing. (David Vickers, “Gramophone”, agosto 2008).

Preferisce restare anonimo

“Gli studi più importanti in materia sono stati portati avanti grazie alle ricerche di diversi musicologi, ma va sottolineato il lavoro pionieristico in Italia del matematico Dott. Giorgio Taboga autore, tra l’altro, del libro Andrea Luchesi: L’ora della Verità.  Queste ricerche sono ora proseguite grazie al figlio, il regista Dott. Agostino Taboga, il quale ha esteso le sue analisi anche al tipo di carte filigranate risultate essere di fabbricazione italiana, utilizzate per la copiatura delle parti orchestrali. Si evince infatti dalle analisi portate a termine in un laboratorio spagnolo, che queste pergamene [sic] siano di origine italiana, e non austriaca. […] La partitura di Mozart della medesima sinfonia [Jupiter, ndr], è datata invece 1788, quindi Mozart deve averla copiata da una partitura preesistente, risalente almeno al 1784. (Mozart infatti divenne kapellmeister di Bonn subito dopo Luchesi [sic], e quindi avrebbe potuto tranquillamente ritrovarsi fra le mani alcuni composizioni del vecchio maestro, che ha poi reso proprie) […] Le fortune della Cappella di Bonn sotto il principe Max Franz durarono fino al 1794, anno in cui il principato fu occupato dalle truppe francesi. Pensionato, ma non sostituito [sic], il kapellmeister Luchesi rimase nella sua città di adozione fino alla morte (1801)”.

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[L’autore dell’articolo, che preferisce restare anonimo, è compositore e direttore d’orchestra. Ha diretto ed inciso con diverse orchestre internazionali. L’autore ringrazia per la collaborazione il Dott. Agostino Taboga]. (Anonimo 2016).

Fonti

1) booklet di  Andrea Luchesi, Sonate per organo (CD Tactus, 2005)

2) http://heinrichvontrotta.blogspot.com/2009/12/andrea-luchesi-requiem.html

2 bis) https://www.gramophone.co.uk/…/lucchesi-requiem-e-dies-irae

3) https://www.luogocomune.net/LC/index.php/22-storia-e-cultura/4533-il-fantasma-di-mozart