Esemplare del libretto di Verter, “farsa musicale” di Giulio Domenico Camagna, musica di Vincenzo Pucitta, 1802. La postilla manoscritta è di Gaetano Gaspari (1807 – 1881). A p. 5: “La Musica è del Sig. Maestro Vicenzo [sic] Pucitta”. (Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica).

Il maestro Alexander Lonquich ha scritto a Carlo Vitali:

Anche Francesco Nasini ha scritto a Michele Girardi sul medesimo argomento:

“Prof. Michele Girardi, questi due tromboni [Luca Bianchini e Anna Trombetta, ndr] affermano che le loro ricerche sono sostenute anche da Alberto Basso… Possibile?”

Francesco Nasini, in comunicazione diretta con Michele Girardi

Michele Girardi ha coinvolto nella discussione il co-accademico Carlo Vitali, che così risponde a nome e per conto dell’Accademia della Bufala:

Nel 1802 andò in scena al Teatro San Moisè di Venezia un Verter, farsa in un atto che – sul fondamento di dubbie argomentazioni stilistiche, di una teoria del complotto massonico, nonché di una pretesa postilla autografa e di un’etichetta chiaramente tarda aggiunte su una copia della partitura, presente in unicum nella biblioteca del Conservatorio “G. Verdi” di Milano – Bianchini e Trombetta tentarono di attribuire a Simeone Antonio Sografi per il libretto e a Johann Simon Mayr per la musica, datandola “presumibilmente tra il 1794 e il 1797”. Più approfondite ricerche condotte da Francesco Bellotto e altri hanno consentito di rettificare l’attribuzione come segue: libretto di Giulio Domenico Camagna liberamente tratto dal Werther di Goethe tramite una commedia di Sografi datata 1794; musica di Vincenzo Pucitta, operista di scuola napoletana.

La demolizione per tabulas della teoria complottista è stata infine offerta da Paolo Fabbri, Una partitura in cerca d’autore: il fantomatico Verter attribuito a Mayr, in: «Figaro là, Figaro qua». Gedenkschrift Leopold M. Kantner (1932-2004), a cura di Michael Jahn e Angela Pachovsky, Wien : Der Apfel, 2006, pp. 245-252. La bizzarra teoria cospirativa che vorrebbe vedere in Mayr la “quinta colonna” a vita degli Illuminati nei circoli bergamaschi e veneziani – con la precisa missione di sovvertire l’ordine sociale e ridicolizzare la religione componendo opere, Messe e oratorii – è parimenti smontata con precisi riferimenti biografici dal saggio a due mani del citato Francesco Bellotto e di Carlida Steffan Johann Simon prima di Giovanni Simone in: Mayr a S. Maria Maggiore 1802-2002. Atti del Convegno di studi per il bicentenario della nomina di Giovanni Simone Mayr a Maestro della cappella in Bergamo (a cura di Livio Aragona e altri), Bergamo, Fondazione Donizetti, 2004: pp. 163 sgg. A p. 174 si domanda ironicamente Bellotto con riferimento in nota al libro allora fresco di stampa di Bianchini e Trombetta: “Mayr era dunque un razzista antitaliano che tramava a favore dei governi asburgici? La sua imponente attività artistica e pedagogica era condizionata dalle pericolose idee del Weishaupt [il fondatore della setta, ndr]? Eppure, come detto, non esistono fonti d’epoca che annoverino Mayr negli elenchi degli Illuminati. Tantomeno esistono prove che Mayr agisse all’interno del movimento illuminatista con qualche funzione o grado”.

Bianchini e Trombetta, more solito, non se ne sono dati per intesi. A puntellare la loro traballante attribuzione si sono inventati l’esistenza di due Verter: uno di stile “ancora settecentesco”musicato da Mayr (del quale però non esisterebbe un libretto a stampa né alcuna prova di una rappresentazione), e un altro di Pucitta, del quale si conserverebbe il solo libretto. Comparazioni musicali e letterarie alquanto parziali e soggettive, per non dire arbitrarie, dovrebbero sostenere la miracolosa moltiplicazione dei Verter.

Ma come? Da quando in qua l’attribuzione di un copista tardo è divenuta verbo infallibile? Se così fosse dovrebbero sbianchettare (ci si passi il calembour) non so quanti capitoli dei loro volumi autoprodotti.

Ciononostante, su uno dei loro numerosi siti web i musicologi sedicenti “copernicani” perseverano nell’affermare ancor oggi: “Nel nostro libro intitolato Goethe, Mozart e Mayr, fratelli illuminati, Archè, Milano, 2001, consideriamo il Verter un manifesto politico degli illuminati di Baviera e una chiave di lettura del romanzo epistolare Werther di Goethe e del Flauto Magico di Mozart”. Nientemeno… La fola mai provata di un Mozart Illuminato di Baviera, qual novità! E il profilo pubblico della casa editrice la autodefinisce “specializzata in esoterismo, alchimia, cabala, ermetismo, massoneria, storia, religione, filosofia”; vasto programma, per dirla col generale De Gaulle. A suo tempo tale libro uscì con una benevola quanto concisa prefazione di Alberto Basso, eminente musicologo di cui sono noti gl’interessi nella storia culturale della Massoneria se non proprio l’adesione alla Loggia; circostanza da lui smentita in più di un’occasione. Di quella prefazione i suddetti B&T continuano a fregiarsi due decenni dopo quasi fosse l’indizio di un’adesione del rispettabile studioso torinese alle loro controverse teorizzazioni successive, una delle quali – distorcendo callidamente gli scritti di Paul Nettl, fecondo musicologo e massone iniziato a pieno titolo – sostiene che Die Zauberflöte non sarebbe affatto un’opera massonica (alla contestazione della lunatica pretesa abbiamo dedicato un saggetto cui qui si rinvia).

Secondo noi sulla vicenda aleggia un certo fumus di millantato credito scientifico. Certo sarebbe interessante sapere cosa pensa attualmente della questione il professor Basso, che da poco ha compiuto i 90 anni, vive a Saluzzo, partecipa tuttora a pubbliche manifestazioni culturali e rilascia interviste, ma tiene comprensibilmente al suo meritato riposo. Il suo numero telefonico fisso compare sulle guide ufficiali; così pure il suo indirizzo postale. Chi ritiene che la sua risposta potrebbe rivelarsi utile per verificare l’attendibilità dei signori Bianchini & Trombetta (ma ce n’è davvero bisogno dopo tanti loro infortunii?) può anche tentare di interpellarlo direttamente. Fatto sempre salvo, ben s’intende, il debito rispetto della privacy.