di Aristarco Scannabufale

0) Anonimo Genovese (Bologna, collezione privata).

Secondo la proposta identificativa si tratterebbe di un ritratto di Corelli dipinto a ridosso della sua aggregazione all’Accademia Filarmonica di Bologna (1670). L’attuale possessore — che lo ha acquistato ad un’asta della casa Cambi di Genova, i cui esperti lo avevano catalogato come “Ritratto di giovane violinista” — sostiene di conoscere documenti “inconfutabili” a sostegno dell’attribuzione. Finché non li sottoporrà alla pubblica valutazione degli studiosi, allo stato della questione non resta che confrontare le fattezze del nuovo ritratto con l’iconografia corelliana più accreditata, vale a dire:

1) incisione firmata John Smith (1654-1742): “Arcangelvs Corellvs : de Fusignano dictus Bononiensis/ I. Smith Anglus feci”. Immagine speculare del ritratto ad olio di Hugh Howard (cfr. n. 2).

2) Hugh Howard (1675-1737), Smith Art Gallery di Stirling (Scozia), tentativamente datato al 1697/98.

3) Jan Frans van Douven (1656-1727), Castello di Charlottenburg (Berlino), forse poco prima del 1713.

4) Anonimo: incisione dall’op. VI, stampata postuma nel 1714 a cura dell’allievo Matteo Fornari. Abbozzo del busto di Angelo De’ Rossi (1671-1715) da collocarsi al Pantheon; oggi conservato nei Musei Capitolini (cfr. n. 5).

5) Busto scolpito da Angelo De’ Rossi, già al Pantheon.

Pur considerando che la mano invero non eccelsa dell’Anonimo Genovese non offre troppe garanzie di rassomiglianza fisionomica, resta difficile credere che l’ovale sfuggente del volto, il nasone retroussé e la boccuccia carnosa di un presunto Corelli diciassettenne abbiano potuto trasformarsi col tempo nei lineamenti aristocraticamente scolpiti del Corelli maturo: zigomi ben marcati, mascella robusta, pinna nasale regolarmente rivolta all’ingiù. Si rimanda la questione alla competenza degli antropologi forensi, purché non si tratti dell’autoproclamato “antropomusicologo” australiano Martin Jarvis, autore della megabufala Written by Mrs. Bach.

Una notazione marginale destinata ai cultori di araldica, vanitosa scienza ausiliaria della Storia. Alla presentazione ufficiale del dipinto (Urbino, 25 luglio 2022) avrebbe fatto seguito “a memorable dinner with Corelli’s direct descendant, Marchesa Imelde Corelli”. Il titolo di “Palatinischer Marquis von Ladenburg in der Bergstraße”, conferito a titolo postumo ad Arcangelo, defunto senza figli, dal principe elettore Johann Wilhelm von Neuburg-Wittelsbach, passò per linea maschile ai fratelli di lui.

La d.ssa Imelde Corelli in Grappadelli, apprezzata orafa e gemmologa bolognese, non è “discendente diretta” (ma semmai “collaterale”) del musicista; non è titolare ad personam del titolo marchionale e non può trasmetterlo al consorte né alla prole. A prescindere dal fatto che tanto in Germania quanto in Italia i titoli nobiliari sono stati legalmente aboliti e che i relativi predicati valgono soltanto come parte del nome (Costituzione di Weimar, art. 109, comma 3; Costituzione italiana, Disposizioni transitorie e finali, art. XIV). Ergo: “Imelde Corelli Grappadelli née von Ladenburg”, oppure “Imelde Corelli de Ladenburg in Grappadelli” e non altrimenti.

In attesa di eventuali cortesi controdeduzioni o rettifiche da parte degli interessati, mi firmo devotamente,

Prof. Em. Toghrul-i-lang ibn Sharamuthi,

in Arcadia Aristarco Scannabufale(traduzione dal tedesco di Carlo Vitali)