scritto con Lidia Bramani, Renato Calza, Alessandro Cammarano, Carlo Centemeri, Paolo Congia, Michele Girardi, Mirko Schipilliti, Mario Tedeschi Turco

Il 16 aprile 2020, commentando su Facebook un’intervista impossibile a Mozart, la signora dottoressa Anna Trombetta si scompone e prende a fulminare strali sull’epistolario mozartiano e i suoi indagatori. Il collegamento tentato dalla Signora fra la divulgazione giornalistica di bassa soglia destinata agli adolescenti e la seria ricerca musicologica su Mozart è tanto pretestuoso da non richiedere commento; viceversa merita attenzione il suo torrente diffamatorio verso le fonti primarie e verso chi, a differenza di lei e del consorte co-firmatario dell’epistola, se ne occupa con metodo scientifico.

Ed ecco il pezzo forte della sua argomentazione

Il naso l’abbiamo storto già la scorsa settimana, quando abbiamo letto dei fondi europei, circa 200 mila euro, stanziati qualche anno fa per mettere le lettere di Mozart on line, lettere già ultra tradotte, in pubblico dominio, addomesticate nelle varie edizioni da Nissen in poi. 200 mila euro di soldi nostri per propinarci delle lettere che per di più non sono traduzioni fedeli, né scientifiche (visto anche i commenti che le accompagnano). Sono messe sul web con i testi in italiano ingentiliti, migliorati, come se i Mozart fossero stati dei letterati dell’Accademia della Crusca, e come se i lettori fossero dei fessi. In realtà le lettere dei Mozart sono piene di ripetizioni, con vocabolario poverissimo, con strafalcioni anche in tedesco. Non abbiamo certo bisogno di un altro Nissen! 200 mila euro per riempire pagine e pagine di approfondimenti che non sono scientifici, ai quali attinge a piene mani anche chi scrive articoli su Mozart per i bambini, facendo pseudo informazione. E questo è un esempio dei tanti, basta leggere Wiki per ripassare tutte le balle che si raccontano su Mozart.

Anna Trombetta e Luca Bianchini

Nel mirino alquanto impreciso della signora Trombetta entra questa volta il progetto  In Mozart’s Words, diretto dal prof. Cliff Eisen (professore al King’s College di Londra, membro della Royal Musical Association e dell’Akademie für Mozartforschung di Salisburgo), pubblicato da HRI Online a partire dal 2011 e tuttora in corso di sviluppo, accessibile gratuitamente a tutti a questo indirizzo .

Una perlustrazione anche frettolosa del suddetto portale consente di verificare che si tratta di un complesso database dove si contengono

  1. i testi delle lettere in originale tedesco (con rimando all’immagine in facsimile, quando disponibile, sul sito del Mozarteum);
  2. gli stessi testi in trascrizione modernizzata;
  3. le loro traduzioni in inglese, italiano e francese;
  4. note numerate con esplicazione di luoghi, persone e opere;
  5. note di commento a biografia, itinerari di viaggio e tanto altro.

La maschera di ricerca consente di accedere all’informazione per stringhe di testo, oppure sotto uno degli operatori di cui ai numeri 4) e 5). La fonte dei testi non ha alcuna somiglianza, come la nostra musicologa 110 e lode affetta di credere, «con un altro Nissen»; al contrario si basa sull’ultima edizione dell’ epistolario Bauer/Deutsch (Mozart. Briefe und Aufzeichnungen. Gesamtausgabe in 7 Bänden, hrsg. von der Internationalen Stiftung Mozarteum Salzburg, Kassel u. a., 1966–75), alla cui redazione aveva collaborato il laboratorio della polizia cantonale di Zurigo onde ricostruire con l’uso di tecniche fotochimiche i circa 36 passi obliterati dagli interventi censorii di Nissen e/o Constanze.

Ma qui si pecca un poco di anacronismo, Signora mia! Le usanze editoriali del primo Ottocento non contemplavano certo la pubblicazione diplomatica e integrale di un carteggio, ed è sommamente ingenuo ritenere che le comunicazioni di Leopold Mozart alla moglie circa i propri disturbi emorroidari, le espressioni scatolaliche del lessico familiare o le malignità in codice sul conto di sovrani, nobili patroni e colleghi potessero interessare a qualcuno salvo che alla pudibonda censura dell’era Metternich, la quale difficilmente avrebbe concesso l’imprimatur.

Tutte le successive edizioni e traduzioni di riferimento, quando integrali (Nohl, Andersen) e quando antologiche (Spaethling), si sono gradualmente avvicinate a quell’ideale di rigore filologico che il vituperato Georg Nikolaus Nissen, defunto nel 1826, nemmeno poteva immaginare. Ai suoi tempi la biografia era ancora un genere letterario dallo statuto incerto, a metà strada fra l’elogio del grand’uomo e la storiografia moderna. Vero è che «Il n’y a pas de héros pour son valet de chambre» (Anne-Marie Bigot de Cornuel) ma già Hegel commentava che la meschinità sta nel cameriere, incapace di elevarsi al livello dell’eroe. Se poi la dottoressa Trombetta è ghiotta di simili dettagli fin troppo umani, se ne potrà pascere a suo talento in questa nuova edizione online, seppure ancora incompleta, digitando ad esempio «Arsch» o «culo» a sua scelta. Sarebbero di tal fatta i testi «ingentiliti»?

Continuando a scorrere il lamento di Donn’Anna, vediamo che la poverina non sa semplicemente di cosa si parli: «In realtà le lettere dei Mozart sono piene di ripetizioni, con vocabolario poverissimo, con strafalcioni anche in tedesco». Se non bastassero le contestazioni dell’Accademia della Bufala agli strafalcioni suoi e del consorte quando si avventurano nell’esegesi di espressioni in quella lingua (si veda ad esempio qui) basti rimandare all’impietosa diagnosi di Marco Murara, traduttore in italiano dell’epistolario integrale.

E di ciò basti. Il vero intertesto della scomunica trombiniana non riguarda né la filologia né la linguistica, discipline di cui lei e il consorte masticano assai poco, bensì altro più triviale oggetto: soldi, soldi, soldi. Non sono stati loro a definire la controversia intorno al completamento del Requiem K 626 «un fatto di corna e di soldi»?

Sempre dal portale In Mozart’s Words si ricava l’elenco degli sponsors, comprendente accanto a due organi dell’Unione europea: organizzazioni private, università, il Mozarteum e la città di Augusta (Mozartstadt Augsburg). In questa pagina dedicata al piano di finanziamento si può infine apprendere che il progetto ha sì ricevuto fra il 2011 e il 2013 quei famosi 200mila euro, ma come corrispettivo di una pari somma stanziata da altri donatori. Totale 400mila, e non è certo finita qui.

Ed ora immaginiamo anche il raddoppio del lamento: «Ma come, non potevano darlo ad altri tutto quel ben di Dio?». A chi, ad esempio? La signora Trombetta non fa nomi, eppure non riesce a dissimulare una certa acquolina in bocca: «Sono anni che abbiamo fatto aprire gli occhi. Abbiamo preso queste palle, le bufale che raccontano ad adulti e bambini, le abbiamo vagliate con raffronti storici e le abbiamo smascherate. […] è ora di finirla! Ed è ora che di Mozart parli gente esperta di Mozart e non giornalisti prestati al mercato». Si rassegni, dottoressa; moderi il linguaggio non conveniente a una signora, e semmai faccia obiezione fiscale. Di quel pane lei e il suo dotto consorte non ne mangerete.

Né ora né mai.